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Prati di Tivo, c'è l'accordo: riapre la seggiocabinovia

La stagione invernale è salva: gli operatori daranno 50mila euro più il 10% degli incassi
il cda rinuncerà ai gettoni e l’Asbuc non chiederà i canoni

TERAMO. Prati di Tivo: raggiunto un accordo per la gestione della cabinovia. Una quota fissa e l'altra variabile sulla base degli incassi. Questo in estrema sintesi l’accordo per la gestione della cabinovia di di Prati di Tivo, impianto di proprietà della Gran Sasso teramano spa, società di cui la Provincia è socio di maggioranza. Gli operatori turistici, riuniti in un costituendo consorzio al cui interno c'è la Siget, pagheranno alla Gran Sasso Teramano la somma di 50mila euro e non meno del 10% di percentuale sull'incasso della stagione.

Si chiude a qualche giorno dall'incontro in Provincia un accordo che consentirà la riapertura e la gestione degli impianti garantendo la copertura di un servizio ritenuto da tutti indispensabile allo svolgimento della stagione turistica invernale. «E' un accordo temporaneo con l'intesa di avviare da subito un confronto con gli altri soci, la Camera di Commercio e la Regione, sulla base di un piano industriale, che in parte è già delineato, e che riguarderà non solo la gestione degli impianti ma il rilancio di tutta la stazione sciistica», ha dichiarato il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino. Nella riunione precedente la Provincia aveva chiesto 150.000 euro agli operatori turistici di Prati di Tivo, ma gli albergatori si erano detti poco convinti. La richiesta di un sacrificio da parte di tutti gli attori coinvolti era già emersa nell'incontro ancora precedente, di giovedì scorso, quando Di Sabatino aveva svelato la soluzione alternativa per la gestione della stazione sciistica (dopo che l'asta per l'affidamento della gestione era andata deserta): un anno di lavoro gratis da parte della Gran Sasso Teramano e l'erogazione di contributi da parte degli operatori per assicurare la partenza della stagione 2014/2015, in seguito l'elaborazione di un progetto definitivo.

Ma giovedì sera non era stata fatta la somma di cui gli albergatori dovrebbero farsi carico. Dei 150mila euro, 100mila avrebbero costituito la quota fissa da erogare nell'immediato, 50mila avrebbero dovuto essere consegnati a fine stagione calcolando le percentuali sugli incassi realizzati. Al contributo degli operatori si andrebbero a sommare i 50mila euro derivanti dalla rinuncia alle competenze dei consiglieri della Gran Sasso Teramano, e circa 46mila provenienti dalla mancata richiesta, alla Gran Sasso Teramano, del canone di gestione da parte dell'Asbuc (amministrazione separata dei beni di uso civico).

Insomma, un totale di quasi 250.000 euro, che corrisponde proprio alla somma richiesta dal bando di gara per la gestione annua della stazione sciistica. Evidentemente si è riusciti a dimezzare la quota fissa di 100mila euro, conteggiando poi una percentuale sugli incassi invece della somma precostituita di 50mila euro.