Prato Selva, arrivano tre milioni per la stazione chiusa da 10 anni

È un finanziamento post-sisma per riparare i danni inflitti dal terremoto alla seggiovia dell’Abetone. Intanto la Gst scrive a Finori per riavere gli impianti di Prati di Tivo ma la riapertura resta un rebus
TERAMO. Si apre uno spiraglio per il rilancio della stazione sciistica di Prato Selva: è in arrivo un finanziamento dai fondi sisma di tre milioni di euro per la seggiovia dell’Abetone. Intanto è pronta la nota della Gran Sasso Teramano (Gst) al gestore e custode giudiziale degli impianti Marco Finori per rientrare in possesso delle attrezzature di Prati di Tivo e Prato Selva in modo bonario e celere, anche se la riapertura invernale dei Prati resta un’incognita.
Ieri in Provincia c’è stato un incontro per tracciare la linea da seguire dopo l’ordinanza della Corte d’appello dell’Aquila che ha stabilito che la Gst può rientrare in possesso delle attrezzature delle due stazioni dal custode e gestore giudiziale Finori e per annunciare il finanziamento di tre millioni di euro per la riqualificazione della seggiovia dell’Abetone di Prato Selva. Erano presenti il presidente della Provincia Camillo D’Angelo e la terna dei liquidatori della Gst Valerio Ferro, Giorgio D’Ignazio e Piergiorgio Passerini. Una notizia, quella del finanziamento per Prato Selva, che ha acceso la speranza per la stazione, in completo abbandono dal 2015 e che ha subito gli stessi problemi gestionali e di querelle giudiziarie di Prati di Tivo, con la differenza che i Prati hanno riaperto gli impianti per qualche stagione, mentre la stasi regna sovrana da dieci anni a Prato Selva. Nella stazione di Fano Adriano l’albergo e il rifugio sono chiusi e in pessime condizioni, l’impianto della Ginestra installato nel 2010 è senza manutenzioni e ha subito atti di vandalismo, la seggiovia dell’Abetone che è in fine vita tecnico ha subito danni gravi a causa del terremoto. Ma, grazie allo stanziamento della struttura commissariale sisma, questo impianto potrà tornare in funzione con buone speranze anche per il rifugio a monte che è beneficiario di un finanziamento di 800mila euro del bando “Montagne illuminate” della Regione.
Il sindaco di Fano Luigi Servi ha sempre chiesto attenzione per la stazione considerata “la sorella minore” dei Prati, tanto da proporne persino l’acquisto da parte del Comune fanese per lo sviluppo di un turismo ecosostenibile e lottando per il ripristino della viabilità. «Almeno si comincia a parlare di Prato Selva: una notizia molto positiva, ora si valuterà il da farsi», ha esclamato il primo cittadino commentando il finanziamento per l'Abetone. Una buona notizia anche per i liquidatori della Gst che sono concentrati a riprendere il possesso dagli impianti da Finori, fermo restando che il 16 dicembre c'è il giudizio di merito sul ricorso di Finori contro la sentenza del tribunale di Teramo. «Chiederemo a Finori il rilascio bonario dei beni e in caso avverso ricorreremo all’ufficiale giudiziario», hanno detto, «ovviamente alla riconsegna dovrà essere fatta una perizia tecnica sullo stato dei beni e poi metteremo in atto tutte le azioni per riaprire il prima possibile».
D’Angelo ha aggiunto: «Faremo quanto necessario, dalle manutenzioni ordinarie a quelle straordinarie, per rendere utilizzabili gli impianti. Come, quando e con chi riaprire sono elementi in fase di valutazione: la Gst è in fase di liquidazione, potrebbero esserci privati interessati a gestire o a rilevare la società, tutte operazioni che richiedono tempo. Noi metteremo in campo quanto necessario per una gestione stabile e duratura degli impianti a Prati di Tivo e Prato Selva e per sostenere il rilancio turistico del comprensorio. La Provincia», ha concluso il presidente, «sta facendo e continuerà a fare la sua parte tenuto conto che la cabinovia è di nostra proprietà e guardiamo sia all’interesse comune dei soci che a quello collettivo della comunità per trovare una soluzione definitiva a questa vicenda».
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