Saluto romano nelle manifestazioni Sentenza choc a Teramo: assolti tutti 

Giudice scagiona il leader di estrema destra Forconi e altri due attivisti di Forza Nuova. Il difensore: sentenza innovativa

TERAMO. L’ultimo pronunciamento della Cassazione è di otto mesi fa: chi fa il saluto romano, inneggiando al razzismo e al fascismo, commette reato. I giudici della Suprema Corte lo hanno scandito più volte quell’«inneggiando», quasi a voler rimarcare l’indissolubilità di gesti e parole: è reato solo se ci sono entrambi. Ed è molto probabilmente da questo assunto sancito dai togati ermellini che bisogna partire per fare la cronaca della sentenza con cui tre attivisti di Forza Nuova finiti a processo per il saluto romano fatto durante una manifestazione a Teramo – tra cui il coordinatore regionale Marco Forconi – sono stati assolti perchè il fatto non sussiste e non, come riportato in un nota di Forza Nuova, perchè il fatto non costituisce reato. Di diverso avviso la procura (rappresentata in udienza da Monica Speca) che aveva chiesto una condanna ad un anno per ciascuno. Bisognerà aspettare le motivazioni del provvedimento emesso dal giudice Massimo Biscardi per entrare nei perchè della decisione, ma è probabile – almeno questo è quello emerso nel corso dell’ istruttoria dibattimentale – che su tutto abbia prevalso il fatto che quel giorno i tre abbiano fatto il saluto senza accompagnare il gesto con inni o parole. Questo è quello che l’avvocato Maurizio Dionisio, il difensore, ha sottolineato nel corso della sua arringa. «E’ stato un gesto, un omaggio al termine più ampio della romanità. Non è stato accompagnato da proclami e inni. Nel corso della loro deposizione i miei assistiti si sono più volte dichiarati contrari all’odio razziale. In attesa che vengano depositate le motivazioni, l’impressione è che il giudice del tribunale abbia interpretato in modo innovativo la legge Mancino, come a dire che il saluto romano non è reato laddove non sia accompagnato da inni o cori che facciano riferimento a ideologie improntate all’odio e alla discriminazione razziale».

L’inchiesta della procura (titolare del caso il sostituto procuratore Irene Scordamaglia) era scattata nel giugno 2010, quando Forconi, ed altri due militanti del movimento di estrema destra (Giuseppe Mazzilli e Franco Sciascitelli), erano stati fotografati di fronte all’ingresso di una scuola teramana mentre facevano il saluto romano, gesto tipico degli appartenenti al disciolto partito fascista. Il loro gesto era stato fotografato dagli agenti della Digos e quelle immagini erano finite sul tavolo del pm che li aveva indagati per violazione della cosiddetta legge Mancino ( dal nome dell’allora ministro dell’Interno che ne fu il proponente): si tratta di una legge introdotta nel 1993 che condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia nazifascista e vanti per scopo l’incitazione alla violenza ella discriminazione per motivi razziali, etnici e religiosi. Va detto che meno di due mesi a Pavia un giudice ha assolto, sempre perchè il fatto non sussiste, 18 attivisti di un movimento di estrema destra finiti a processo per aver fatto il saluto romano: anche in questo caso, così come il magistrato ha scritto nelle motivazioni, ha fatto da filo conduttore il pronunciamento della Cassazione . I 18 avevano fatto il saluto senza nessun inno. «Sono stato tranquillo fin dall’inizio», scrive Forconi, « anche se negli ultimi giorni, a causa delle pressioni mediatiche nei confronti di Forza Nuova dopo le azioni contro lo ’ius solì temevo potesse arrivare una condanna, che non c’è stata».

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