I carabinieri nella serra di Civitella del Tronto

CIVITELLA DEL TRONTO

Serre per 600 piante di marijuana con furti di energia elettrica

A sei mesi dal primo arresto di un 26enne, i carabinieri smantellano l'intera organizzazione cinese di una coltivazione clandestina

CIVITELLA DEL TRONTO. Un impianto di climatizzazione sempre acceso e quell’odore forte, tipico della marijuana, che si diffondeva costantemente nell’aria. Sono i due indizi che hanno attirato, il 19 luglio scorso, l’attenzione dei carabinieri su un capannone dove è stata poi scoperta una serra professionale destinata alla coltivazione di cannabis indica. Seicento, in tutto, le piante sequestrate dai militari del comando provinciale di Teramo che quel giorno arrestarono in flagranza anche un 26enne, di nazionalità cinese, trovato dentro la serra a vigilare sulle piante e sui sofisticati impianti di illuminazione e irrigazione.

Le piante di marijuana sempre ben illuminate e areate

Ieri, a sei mesi dal ritrovamento, sono stati eseguiti altri due arresti di cittadini di nazionalità cinese. I carabinieri di Offida (Ascoli Piceno) e Monsano (Ancona) hanno infatti notificato le misure cautelari, firmate dal giudice delle indagini preliminari (gip) di Teramo, a carico di una 58enne e di un uomo di 40 anni, entrambi in regola con i documenti di soggiorno, ora tutti e due ai domiciliari. L’ordinanza è il risultato di una lunga indagine portata avanti dal personale del nucleo investigativo, coordinata dalla procura  di Teramo, dopo l’arresto, a luglio, del primo giovane cinese.

Dentro il capannone, nelle campagne di Civitella, i militari hanno trovato un articolato impianto elettrico che alimentava il sistema di aereazione, illuminazione e irrigazione di una maxi piantagione suddivisa in quattro stanze, sui circa 350 metri quadrati del fabbricato. Il 26enne, clandestino sul territorio nazionale, risultava domiciliato nello stesso capannone. La complessità della coltivazione ha fatto subito supporre che il giovane non poteva aver allestito da solo l’attività. Le indagini hanno infatti portato alla luce una vera e propria organizzazione. Si è scoperto così che ad affittare il capannone era stato il cittadino cinese residente a Monsano, in provincia di Ancona. A suo nome risultavano intestate le forniture di elettricità e acqua. La donna, residente a Offida da molti anni, dall’ottobre 2017, si era invece occupata di reperire la struttura, quindi di sottoscrivere il contratto d'affitto con un mediatore del luogo e poi di provvedere a pagare il canone mensile con bonifici postali da 800 euro agli ignari proprietari del capannone, in disuso da anni, che risiedono in provincia di Cuneo.

Veduta aerea sugli impianti del capannone con la coltivazione clandestina

Ad aggravare la posizione dei due arrestati, vi è anche la circostanza che, accanto ai contatori di energia elettrica e acqua, regolarmente intestati e allacciati, i due indagati avevano realizzato condutture parallele allacciate fraudolentemente ad altre utenze, dislocate nelle vicinanze del capannone, in modo tale da poter usufruire di maggiori erogazioni truffando le società fornitrici dei servizi. Il danno stimato da Enel è di oltre 15mila euro. Il gip, nella sua ordinanza, sottolinea che la realizzazione di questo modello di piantagione, per estensione e contenuti tecnici, non ha precedenti nella storia giudiziaria del Tribunale di Teramo.

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