Sit-in per la malata di Sla senza ascensore in casa

Prevista per giovedì la protesta del marito e del blogger Falconi davanti all’Ater «La Regione ha stanziato 200mila euro ma i soldi non sono stati liquidati»

TERAMO. Seduti a terra come s’è seduta la politica e con lei la burocrazia. E’ la protesta simbolica – la seconda dopo lo sciopero della fame di inizio a marzo – del blogger Giancarlo Falconi e del comitato “Ora basta” per il caso di Liliana Serafini, la 64enne malata di Sla (sclerosi laterale amiotrofica) che da mesi vive imprigionata al terzo piano di un condominio di Colleatterato, in via Giovanni XXIII, per l’assenza di un ascensore.

Il sit-in inizierà giovedì mattina davanti la sede dell’Ater «e andrà avanti finchè l’Ater e la Regione non ci diranno perché s’è bloccato l’iter del finanziamento per abbattere le barriere architettoniche nei palazzi Ater di Teramo, finanziato con 200mila euro in giunta regionale». Le risorse insomma ci sono – questo il j’accuse di Falconi – ma la pratica non sarebbe mai arrivata agli uffici tecnici della Regione per poi andare in consiglio per l’ok definitivo.

IL DRAMMA DI LILIANA. Lentezza della burocrazia, incapacità delle istituzioni di dar risposte ai cittadini: fatto sta che il calvario di Liliana va avanti giorno dopo giorno. Dal 2011, quando si è ammalata di Sla – malattia neurodegenerativa progressiva – le condizioni della donna si sono aggravate. Da circa tre mesi vive nel suo letto attaccata 24 ore ad un respiratore e viene alimentata con una sonda Pec.

A condividere con lei il dolore della malattia, il marito Antonio (tutti lo chiamano Tonino) e i tre figli maschi che l’assistono tutti i giorni con il supporto di tre infermieri della Asl. Ieri mattina Tonino ha aperto le porte della sua casa a telecamere e giornalisti per mostrare il suo dramma. Insieme a lui, i vicini di quest’angolo di periferia della città diventato un po’ un “quartiere famiglia” in nome della solidarietà per Liliana.

«La malattia è tremenda, non la auguro al mio peggior nemico», il marito così racconta il suo dolore, «ciò che non capisco è la spaventosa insensibilità dei politici. Liliana adesso non cammina, ma con una carrozzina potremmo accompagnarla fuori ogni tanto».

IL CASO. Il costo stimato per installare l’ascensore nel condominio è di circa 40mila euro. Oltre alla donna, nel palazzo vivono altri due invalidi, uno al 100% e l’altro al 75%. La prima richiesta per avere l’ascensore è stata protocollata all’Ater di Teramo oltre un anno fa. Domanda caduta nel vuoto, così a inizio marzo è scattato lo sciopero della fame – di Tonino, Falconi e dell’infermiere Sergio D’Ascenzo – sospeso dopo tre giorni in seguito all’impegno preso dal governatore Gianni Chiodi per lo stanziamento di fondi destinati all’eliminazione delle barriere architettoniche. Poi la pratica, passata in giunta, si è bloccata.

Di qui il sit in di giovedì prossimo. Anche Tonino ci sarà: «La mia protesta non si ferma qui», conferma l’uomo, «la legge sulle barriere architettoniche va rispettata, l’Ater deve chiedere i fondi se non li ha. Io vado avanti e chiederò l’intervento anche del prefetto e della procura».

Fabio Marini

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