foto d'archivio

MOSCIANO SANT'ANGELO

Spaccio davanti al tribunale, una Range Rover in cambio della droga

Dopo tre mesi di indagini i carabinieri di Giulianova riescono a incastrare un'intera famiglia il cui unico provento derivava dalla vednita di stupefacenti. La mente era la donna che per aggirare le norme covid aveva aperto (e richiuso) un negozio di abbigliamento a Teramo

TERAMO. Un'intera famiglia di Mosciano Sant'Angelo _ madre, padre e figlio _ è finita nei guai per spaccio di stupefacenti. La donna e l'uomo sono agli arresti domiciliari, mentre il ragazzo è agli obblighi di firma: tutti e tre avrebbero messo su una piccola organizzazione criminale che si spingeva a spacciare rilevanti quantità di droga in pieno giorno, e proprio davanti all'ingresso principale del Tribunale di Teramo.

Dopo tre mesi di indagini, i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Giulianova hanno raccolto elementi ritenuti sufficienti dalla Procura per sostenere che il nucleo familiare traeva la sua fonte di sostentamento unicamente dall’attività di spaccio di stupefacenti. Ai domiciliari sono così finiti G.D.R., 36 anni, il marito D.D.R., 44, mentre il figlio coinvolto è A.D.D., di 19.

La "mente" di tutto sarebbe la donna. I militari l'hanno una volta sorpresa mentre stava cedendo una dose ad un tossicodipendente nel piazzale antistante al Tribunale. La donna era risalita subito sulla sua auto, una potente Range Rover Evoque di colore sgargiante, dandosi poi alla fuga e tentando di investire i carabinieri. Le successive indagini hanno appurato che la donna, tra l'altro già sottoposta alla misura alternativa dell'affidamento in prova ai Servizi sociali, aveva creato a Teramo un’attività commerciale di vendita di abbigliamento, che però aveva cessato poco dopo ma che continuava ad utilizzare come giustificazione per assentarsi da casa e andare nel capoluogo per aggirare le restrizioni covid e spacciare stupefacenti. E proprio la Range Rover utilizzata dalla donna era in realtà stata acquistata da un tossicodipendente e consegnata a G.D.R. per saldare i debiti di droga e garantirsi le ulteriori dosi fino all'equivalente del valore della stessa auto (oltre 40mila euro).

Durante le indagini sarebbero infine state documentate cessioni di droga in particolare eroina e cocaina, per un valore complessivo di circa 15mila euro. L'intera operazione è stata chiamata Dike dai carabinieri dal nome della dea greca della giustizia.

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