Statua di Padre Pio, Casini condannato

I giudici: una spesa inutile. La comprò alla moglie di Del Colle per il paese di Salini

TERAMO. La statua di Padre Pio? «Non è un bene essenziale per l'amministrazione sanitaria», scrivono i giudici d'appello della Corte dei Conti. L'ex manager Asl, Sabatino Casini, condannato dalla giustizia contabile, ha risarcito 10mila euro alla sanità pubblica teramana. A dir la verità Casini doveva risarcire 36mila euro alla Asl. Ma i giudici gli hanno concesso uno «sconto», grazie a una legge del 2006.

L'ex manager era finito nel mirino della procura regionale della Corte dei Conti per l'acquisto della statua del Santo di Pietrelcina, sistemata nel 2003 a Villa San Romualdo, cioè a Castilenti, il giorno dell'inaugurazione della residenza sanitaria per anziani. Nel paese di Rocco Salini, all'epoca senatore di Forza Italia, quel giorno la festa fu sfarzosa. Costò alla Asl di Teramo oltre 100mila euro.

E proprio la statua fece sballare i conti. E' alta due metri, è di marmo bianco ed è stata realizzata dall'artista Maria Luisa Angelozzi. Che non è un artista qualunque, ma è la moglie dell'ex assessore regionale alla Sanità, Vincenzo Del Colle. A lei il manager della Asl commissionò l'opera per abbellire la nuova struttura sanitaria. La scultura era costata 84mila euro (ma per i giudici il valore si è ridotto di molto).

Nell'inchiesta contabile oltre a Casini erano finiti anche Giuseppe Zucchetti e Ildo Polidoro, entrambi ex dirigenti della Asl. E a tutti e tre la Corte aveva chiesto di restituire, in solido, 107mila euro, la spesa sostenuta dall'azienda sanitaria per acquistare il Padre Pio e per allestire un convegno e il ricco catering. Ma in sede di giudizio le responsabilità di Zucchetti e Polidoro sono decadute.

Restava sott'accusa solo Casini che si era difeso puntando sulla «autonomia e la discrezionalità imprenditoriale dell'azienda» che gli avevano permesso di acquistare l'opera della moglie dell'ex assessore alla Sanità e di piazzarla nel paese di Salini. «Nella struttura», diceva la difesa, «sono presenti persone anziane consapevoli di essere prossime alla morte. La figura di Padre Pio è quella che ha colpito l'immaginario collettivo per la sua vicinanza alle persone sofferenti ed è la più adatta ad instaurare con l'ospite un clima di comprensione e di speranza». In poche parole, l'acquisto della statua era una sorta di cura palliativa.

Ma per la Corte è una spesa inutile: «L'esercizio della discrezionalità da parte del dirigente è stato mal effettuato», scrivono i giudici. «La ricerca dei fini estetici della scultura andava, semmai, fatta con mezzi finanziari assai più contenuti, dato il contesto sociale. Ostentare tale larghezza finanziaria viene percepita come sottrazione di risorse dirette al soddisfacimento dei reali bisogni dei ricoverati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA