Storie e mestieri d'Abruzzo raccontati a mo' di presepe / Foto - Video

Sedicimila statuine, distribuite in un capannonne di 800 metri quadri in cui tutto è rigorosamente in scala uno a cinque. È l'Abruzzo in miniatura realizzato da Gino Di Benedetto nel museo etnografico di Torricella Sicura

Lilliput esiste, anche Gulliver ha un nome. Si chiama Gino Di Benedetto che in ottocento metri di spazio ha ricostruito l'Abruzzo in miniatura. Ha ricreato la sua infanzia. Vorresti essere piccolo come un palmo di mano per entrare nella cucina di una massaia abruzzese, con le salsicce e i salami appesi all'asse di legno. Con il formaggio vero, grande però come il quadrante di un orologio, che emana profumo in quest'angolo della Lilliput d'Abruzzo.

Siamo a Torricella, l'antico borgo feudale, a sei chilometri da Teramo, che hanno chiamato Sicura perché protegge la magia del passato. E' impossibile non innamorarsi di questo piccolo mondo antico appena varchi la porta del museo etnografico creato da Gino dove gli anziani piangono perché sentono emozioni perdute mentre i bimbi vogliono sapere tutto. Chiedono a Gino come ha fatto a ricreare, con cemento e mattoni minuscoli, la chiesa di San Bartolomeo di Villa del Popolo dove, sbirciando, scopri il prete che confessa una donnina, mentre il frate suona le campane e sulla volta ammiri gli affreschi quasi più belli di quelli originali. Anche i banchi di legno e l'acquasantiera in pietra sono miniature perfette.

Nell'Abruzzo di Lilliput è tutto in scala uno a cinque: l'aula scolastica, la cantina, i trabocchi, la transumanza, il ramaio, il cestaio e persino il funerale, con tanto di bara che, se la apri, ti spunta Gino scheletrito. E dietro, in lacrime, la vedova che assomiglia tanto alla moglie, Fabrizia Di Girolamo che, da trent'anni, lo segue nell'idea folle e geniale di salvare il passato.

Ma Gulliver di Torricella scherza anche con la morte perché accanto al suo funerale ha affisso manifesti funebri, grandi come francobolli, dove si legge: a 102 anni si è spento serenamente Gino Di Benedetto. E poi, lì vicino, altri manifesti con la croce nello scudo. Vota DC1 Tancredi, vota DC2 Aiardi.

L'ex senatore Antonio Tancredi, quando li ha visti mezzo secolo dopo, si è fatto una risata, di quelle che ti vengono quando all'improvviso ripeschi briciole di memoria. Quelle che Gino vuol far durare in eterno. Come la serenata fatta alla sposa, sotto la casa di pietra e coppi costruita ad arte, perché lui è un muratore, un'artista del mattone, e via via che procedi nella visita del piccolo Abruzzo, la serenata diventa il matrimonio con il fotografo che dice agli sposi: strigneteve. Quindi rivivi la festa delle nozze con la saltarella dove le statuine sembrano avere l'anima, grazie a un complesso meccanismo che le fa muovere con giravolte perfette. Accanto al mulino e al frantoio sembra proprio di rivedere i nostri nonni, dalla vita sobria, anzi povera. Rivedi la camera da letto costruita sopra alla stalla, perché le mucche erano il più economico dei sistemi di riscaldamento. E ammiri le sorgenti del Ruzzo dalle quali sgorga acqua vera che fa funzionare il mulino. Ti fai anche un sorriso quando scorgi, dietro al pagliaio, una coppietta di contadini che fa all'amore. Perché era parte di quel mondo che non c'è più.

Non c'è nulla di inventato tra questi 16mila pezzi ma per raccontarli tutti non basterebbe un giornale. E' come rimettere insieme tutti i pezzi di una vita, la nostra infanzia abruzzese, salvandoli dall'oblio. Sono pezzi veri perché Gino li ha realizzati con il fabbro, la pittrice, il liutaio, lo scalpellino e la sarta del paese. Tra tutti spicca l'antica casa di terra, la pinciara. Pesa cinque quintali, è importata da Casalincontrada e qui l'hanno arricchita di un'edicola con San Gabriele, patrono d'Abruzzo. Infine la centrale elettrica di San Giacomo, dove l'acqua arriva e fa accendere l'impianto o la trebbiatrice marchigiana con il motore a scoppio che fa fragore mentre la musica inonda l'enorme stanza. E' Louis Armstrong che canta What a Wonderful World. Meraviglioso Abruzzo di Gino il visionario che fa diventare grandi le cose più piccole.

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