il caso

Teramo, colpo di spugna sulle multe non pagate fino al 1999

Il governo azzera i vecchi crediti del Comune anche per le tasse. Brucchi protesta: "Così ci rimettiamo un milione e mezzo"

TERAMO. Il governo cancella crediti del Comune per un milione e mezzo di e manda su tutte le furie il sindaco. Maurizio Brucchi quasi non crede ai propri occhi quando sfoglia l’ultima Gazzetta Ufficiale, pubblicata due giorni fa, che riporta il decreto con cui vengono annullate tutte le iscrizioni a ruolo antecedenti il 1999 da parte delle amministrazioni locali. Multe, tariffe e tasse non pagate dai cittadini prima di quella data, per le quali sono ancora aperte le procedure di recupero, sono azzerate. «È una follia, ora basta davvero», reagisce il sindaco, «non si può cancellare tutto con un colpo di spugna».

Non è solo l’annullamento dei crediti a far imbestialire il sindaco. Nel decreto, infatti, è contenuta un’ulteriore mazzata per l’amministrazione. «Le iscrizioni a ruolo sono annullate», ripete Brucchi, «ma dobbiamo pagare le attività di accertamento e riscossione avviate dalle società concessionarie». Il Comune, dunque, dovrà rinunciare agli introiti derivanti dai crediti e per di più sarà costretto a pagare le spese fin qui sostenute dalle ditte che si sono occupate delle pratiche per il recupero delle somme non incassate.

«Al danno si aggiunge la beffa», osserva, «tutto questo è di una gravità inaudita». Brucchi allerta gli uffici per il calcolo esatto di quanto il decreto peserà sui conti del Comune. Il responso è pesante e almeno in parte rimette in discussione i risultati dell'accertamento, chiesto proprio dal governo, sui residui attivi e passivi dell’ente.

«Questa operazione ci toglierà circa un milione e mezzo di euro, senza contare le spese per le concessionarie», fa rilevare il sindaco, «è vero che si tratta di crediti pregressi e in parte difficilmente incassabili, ma così viene del tutto eliminata la possibilità di recuperarne anche solo una quota percentuale rispetto al totale».

Il sindaco non si rassegna a cedere alla nuova imposizione governativa e da membro del diretttivo dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni, avvia subito i contatti con il presidente Piero Fassino, primo cittadino torinese, per avviare un’azione congiunta tesa a disinnescare il decreto. «Ci potrebbero essere profili di incostituzionalità», anticipa Brucchi, «soprattutto per la parte che ci accolla le spese di accertamento e notifica degli atti relativi ai crediti azzerati». La ricerca delle contromisure scatta immediatamente e così l’ufficio legale dell’ente viene subito messo al lavoro per studiare il provvedimento del governo e individuare eventuali punti deboli che possano renderlo inefficace.

Resta, però, il giudizio politico. «Ancora una volta vengono penalizzati i Comuni», attacca il sindaco, «che incidono complessivamente per il sette per cento sull’intera spesa pubblica, mentre nulla si toglie o viene toccato nelle spese dei ministeri». L'azzeramento dei crediti non riscossi fino al '99 scombina i conti dell’ente. «Abbiamo fatto i salti mortali per chiudere il bilancio», incalza Brucchi, «e all'improvviso esce questo provvedimento che cambia ancora tutto dopo che ci avevano chiesto di avviare l’accertamento sui residui: a livello governativo davvero la mano destra non sa quello che fa la sinistra». Il decreto stabilisce che le spese per le attività di accertamento e riscossione possono essere ripianate in vent’anni, ma si tratta di una magrissima consolazione.

«Ringaziamo il governo per questa concessione», ironizza il sindaco, «che non ci obbliga a pagare tutto e subito». Nell’azzeramento di multe, tariffe e tasse non pagate, però, Brucchi vede anche la creazione di un pericoloso precedente. «Se il cittadino percecepisce che prima o poi arriverà un condono», conclude il primo cittadino, «può convincersi che sia molto meglio non pagare nulla e attendere il prossimo colpo di spugna da parte del governo».

Gennaro Della Monica

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