Teramo, Curti e i Di Pietro condannati per il crac da 20 milioni di euro

Sei anni a Maurizio Di Pietro e Guido Curti, tre a Nicolino Di Pietro e confisca delle quote delle società De Immobiliare e Kappa Immobiliare
TERAMO. Sei anni a Maurizio Di Pietro e Guido Curti, tre a Nicolino Di Pietro e la confisca delle quote delle società De Immobiliare e Kappa Immobiliare. Così il collegio del tribunale di Teramo presieduto da Giovanni Spinosa ha sentenziato pochi minuti fa a conclusione del processo di primo grado sul cosiddetto crac Di Pietro, una bancarotta da circa 20 milioni di euro che due anni fa ha portato in carcere per alcuni mesi i tre imprenditori teramani condannati oggi e che ha assunto una particolare rilevanza mediatica per il coinvolgimento di Carmine Tancredi, il commercialista socio di studio del governatore Gianni Chiodi.
Tancredi, insieme ad altre sei persone, è indagato in un procedimento connesso. Per un certo periodo è stato lui il consulente di Curti e dei fratelli Di Pietro, ed è nel suo studio che hanno sede legale le società De e Kappa, nelle quali secondo l'accusa sarebbe confluito il denaro prelevato dalle società fallite - Dft Grafiche e Sirius - dopo un vorticoso giro in banche e finanziarie di mezza Europa (Svizzera, Gran Bretagna, Cipro). La confisca delle quote di queste due società, decretata dal tribunale, serve appunto ad impedire che i protagonisti della bancarotta possano goderne i frutti.
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