la storia

Teramo, espulso dai testimoni di Geova chiede i danni in tribunale

Il caso di un teramano che accusa: "Cacciato senza un giusto processo perchè ho denunciato". Il suo avvocato: "Il provvedimento gli ha provocato molti disagi anche con la sua famiglia"

TERAMO. Saranno i giudici a dover fare chiarezza in un garbuglio di regole scritte e non. Perchè è al tribunale civile che un teramano di 60 anni si è rivolto per citare i vertici nazionali della Congregazione dei testimoni di Geova che accusa «di averlo cacciato ed emarginato dopo alcune sue denunce procurandogli danni fisici e morali».

Ed è per questo che l’uomo, residente in una località della costa sud del Teramano, tramite il suo legale Antonio Del Vecchio chiede i danni e che il provvedimento di espulsione venga dichiarato nullo appellandosi anche alla Convenzione europea dei diritti. Scrive il legale nell’atto di citazione: «Nell’aprile del 2008, iniziando ad aver dubbi sul movimento, il mio assistito assumeva un atteggiamento decisamente critico nei confronti dei vertici locali e nazionali del movimento sintetizzato in quattro missive. Successivamente all’uomo veniva comunicato che si sarebbe dovuto presentare nella sala riunioni per essere giudicato da un comitato giudiziario. Il mio cliente ha ritenuto il predetto comitato non riconosciuto dall’ordinamento giudiziario italiano per cui si rifiutava di presentarsi. Successivamente gli veniva comunicata l’avvenuta espulsione per dissociazione. In breve tempo tale intimazione lo conduceva a ritrovarsi in una situazione di totale abbandono da parte degli adepti della congregazione, compresi i familiari».

Nell’atto di citazione, a cui vengono allegati certificati medici e consulenze varie, il legale sottolinea quello che, a suo parere, è un nesso di causa-effetto tra il provvedimento di espulsione «e le condizioni psicofisiche dell’uomo che risultano irreversibilmente compromesse». Scrive l’avvocato Del Vecchio: «A parere di questa difesa l’iter procedurale che ha portato a disconoscere, espellere e dissociare il mio assistito dalla Congregazione dei Testimoni di Geova è illegittimo in quanto non è stato rispettato un giusto processo, ovvero l’esponente non è stato messo nelle condizioni di svolgere un’adeguata difesa. In realtà l’allontanamento dell’esponente ha origini discriminatorie in quanto è conseguenza di denunce che lo stesso aveva iniziato a fare qualche tempo prima».

E facendo riferimento ad una sentenza emessa dieci anni fa dal tribunale di Bari su un caso del genere l’avvocato chiede «appare quindi chiaro che, in ordine all’apprezzamento giuridico che dovrà essere condotto non con riferimento al merito della deliberazione di espulsione, ma con attinenza alla forma del provvedimento adottato, deve essere fatto salvo, sulla base del principio generale dell’ordinamento del giusto processo, il diritto alla piena difesa dell’incolpato e il rispetto degli adempimenti procedurali previsti dallo Statuto. Pertanto spetterà al giudice verificare se nel caso di specie siano state in particolare osservate le formalità procedimentali». L’atto di citazione si chiude con la richiesta di danni non quantificati. «Secondo giurisprudenza di merito», scrive il legale, «relativamente al danno patrimoniale, debbono essere ricompresi i danni derivanti da lesioni di valori inerenti alla persona e dunque sia il danno morale soggettivo sia il danno biologico».(d.p.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA