la polemica

Teramo, gli epurati del Pd all'attacco: «La tessera ci spetta»

Tulini, Zunica e Colonnelli al contrattacco accusano i circoli di Civitella e Alba e il segretario Minosse. Con loro si schiera l’assessore regionale Pepe: «Lasciarli fuori è un grave errore, ripensateci»

TERAMO. Vogliono la tessera del Pd anche se la dirigenza gliela nega. Per loro è una questione di appartenenza e di giustizia, che sono pronti a far valere davanti alla commissione di garanzia e fino ai vertici regionali e nazionali del partito. La faida senza fine tra i Democratici della Val Vibrata ha messo all’indice, rifiutandogli il rinnovo dell’iscrizione, l’ex sindaco Mario Tulini e Daniele Zunica di Civitella del Tronto, e il consigliere comunale di Alba Adriatica Nicolino Colonnelli.

Nomi di peso della politica vibratiana, rei secondo i vertici locali del partito di non seguirne le direttive. Loro però non ci stanno a passare per “indegni” e ribaltano le accuse nei confronti di quella dirigenza in cui dicono di non riconoscersi per come si è affermata e gestisce il Pd. «L’amministrazione comunale in carica non è di destra, ma di salute pubblica», afferma Zunica in una conferenza stampa alla quale non ha partecipato Tulini per impegni, «ed è una delle migliori della storia di Civitella». Nulla a che vedere con la precedente amministrazione, sempre di centrodestra, ma nata da una congiura ai danni di Tulini, che si «caratterizzò per azioni provocatorie, distruggendo il tessuto economico e sociale del borgo». Zunica si chiede, dunque, se il vero Pd è quello che appoggia l’amministrazione «di salute pubblica» o quello che si è piazzato quarto alle elezioni e continua a seminare «odio e rancore» trincerandosi dentro continue denunce.

Sotto tiro finisce anche il segretario provinciale Gabriele Minosse. «È il più amato dal centrodestra», sottolinea Zunica, «perché perde elezioni a raffica». I dissidenti rivendicano il merito di essere stati determinanti nell'elezione di Renzo Di Sabatino alla presidenza della Provincia. «I voti sul territorio li abbiamo noi», tuona Colonnelli, «la segreteria provinciale ha fallito perché non ha contatto con il territorio». La prova secondo lui è data dal fatto che le liste create dalla dirigenza nei comuni «per dividere e isolare i rappresentanti sul territorio» hanno rimediato sonore sconfitte. Colonnelli se la prende con il segretario del circolo albense Gabriele Viviani. «Non lo riconosco», afferma il consigliere, «ha dichiarato apertamente che voleva farci perdere». Viviani, a detta di Colonnelli, avrebbe condiviso su Facebook giudizi negativi sul segretario nazionale e premier Matteo Renzi per i quali andrebbe espulso. «Esigo la tessera perché sono sempre stato dalla stessa parte e me la merito», conclude il consigliere albense, «non permetto ai voltagabbana di giudicarmi».

La tessera, quest’anno, l’assessore civitellese Gabriele Marcellini non l’ha neanche chiesta: «Ho evitato una brutta figura al mio partito». Nel portafogli ha la tessera del 2012, «l’ultima che mi hanno dato», ma a casa conserva l’attestato di fondatore del Pd. «Quelli che hanno defenestrato Tulini non ce l’hanno», spiega, «se questo è il Partito democratico, sono orgoglioso di non farne parte». Marcellini ha scritto al segretario regionale Marco Rapino, raccontandogli la faida vibratiana e chiedendo il suo intervento. «Ho spedito la mail il 27 gennaio», fa notare, «non c’è ancora la risposta». Al fianco degli epurati si schiera l’assessore regionale Dino Pepe. «Mi auguro vivamente che i circoli di Alba Adriatica e Civitella del Tronto possano riesaminare la propria posizione», sottolinea in una nota. Secondo Pepe diversità, confronto e discussione sono i valori che rendono grande il Pd: «Non dobbiamo commettere l’errore di lasciare fuori chi può contribuire alla crescita della nostra comunità politica, perché come dice il nostro segretario nazionale: noi vogliamo correre, non ricorrere».

Gennaro Della Monica

©RIPRODUZIONE RISERVATA