Le sorgenti del Ruzzo a Isola del Gran Sasso

Teramo, il Ruzzo contro l'agenzia regionale: «L'Arta fa allarmismo»

Il gestore dell'acquedotto critica le dichiarazioni al ''Centro'' della direttrice Lena sul «forte fetore» nei campioni dell'8 maggio

TERAMO. Un’espressione - «fetore» riconducibile a sostanze «non conosciute» - che non fa altro che alimentare il disorientamento della popolazione rispetto a quanto accaduto per l’emergenza acqua. Lo sostiene il consiglio d’amministrazione del Ruzzo che esprime «sconcerto» per le dichiarazioni rilasciate al Centro da Virginia Lena, direttrice del distretto provinciale Arta Abruzzo dell’Aquila. Le dichiarazioni di Lena, secondo il presidente Antonio Forlini e i consiglieri Alessia Cognitti e Alfredo Grotta, «se da una parte rimarcano fatti già noti, ovvero la non conformità “per odore e sapore” dei campioni di acqua provenienti dalla sorgente del Gran Sasso e analizzati l’8 maggio, dall’altra non formulano alcuna ipotesi riguardo alle possibili cause che hanno determinato il fenomeno, sottolineando però che “il fetore non era riconducibile a sostanze conosciute”.

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Fermo restando che finora tutte le analisi condotte sui campioni di acqua prelevati l’8 maggio e nei giorni precedenti e successivi a questa data – sia quelli dell’Arta sia quelli svolti in autocontrollo da noi, sia, sembra, anche quelle commissionate all’Università di Padova - hanno dato esito negativo, l’unico effetto delle dichiarazioni della rappresentante dell’Arta sono quelle di rinfocolare dubbi e sollevare ulteriori allarmi ingiustificati tra la popolazione». La conferma che le analisi sui campioni abbiano certificato che l’acqua rientra nei criteri di potabilità, fa notare il Ruzzo, è confortata «dal fatto, anch’esso oggettivamente riscontrabile, che il numero verde della Ruzzo Reti Spa non ha ricevuto alcuna segnalazione di non conformità riconducibile a cattivi odori o a sapore sgradevole nei giorni dell’8 e del 9 maggio scorsi». Quindi nessun cittadino, probabilmente, ha avverto cattivo odore o cattivo sapore. O comunque non ha ritenuto di segnalarlo.

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«Non è nostro compito elaborare teorie sulla possibile origine del fenomeno rilevato», continua il Cda, « tuttavia lanciamo un forte appello alle autorità sanitarie e a tutti i soggetti istituzionalmente coinvolti, a essere prudenti prima di assumere posizioni che hanno, o potrebbero avere, un impatto sulla sensibilità della collettività, già messa a dura prova da un fenomeno che finora ha avuto una connotazione esclusivamente mediatica. L’acqua delle nostre sorgenti è sempre stata potabile e, fino a quando dati oggettivamente inconfutabili non diranno il contrario, riteniamo che sia prudente rimanere ai fatti e non azzardare altre ipotesi, avendo sempre e comunque al centro dell’attenzione la tutela della salute e il diritto alla corretta informazione dei cittadini».

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In effetti anche i sindaci soci del Ruzzo e quelli dei centri comunque riforniti dall’acquedotto, riuniti da Forlini nei giorni scorsi, hanno testimoniato l’impatto fortissimo che l’allarme scattato nel pomeriggio del 9 ha avuto sulla popolazione. Le immagini dell’assalto ai supermercati passeranno alla storia della provincia di Teramo, così come la salva di messaggi allarmistici, su WhatsApp e su Facebook, in circolazione nelle ore successive, quando già una batteria di quattro analisi aveva certificato che l’acqua era potabile e il Sian aveva fatto una repentina marcia indietro dichiarando, a 12 ore dalla prima ordinanza, la potabilità dell’acqua. E se molti dopo le analisi dell’Arta, dell’Università di Padova, e ora anche dell’Istituto zooprofilattico, hanno ripreso a bere l’acqua del rubinetto, in tanti credono che ci sia qualcosa che non va e che le istituzioni vogliano in qualche modo “coprire” una scomoda realtà.

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