Teramo, muore e dona gli organi Bimba di 9 mesi le deve la vita

Parte del fegato donato dalla madre di Farindola trapiantato a una piccola: sarebbe morta in 24 ore

TERAMO. Un atto d’amore ancora più sublime, quello compiuto dai familiari di Franca Costantini, 44 anni, nata a Penne e residente a Farindola, che mercoledì ha donato gli organi. La madre di tre figli adesso ne ha uno in più, una bimba di appena 9 mesi, nata con una malformazione al fegato. Un lobo del fegato della donna di Farindola, infatti, è stato trapiantato a Bergamo a una bambina che altrimenti non sarebbe sopravvissuta. Da quanto si apprende il trapianto è andato bene. E la mamma di Farindola - la cui storia ha commosso tutto l’Abruzzo e soprattutto il paese dove viveva, che ha partecipato in massa ieri mattina ai funerali - certamente veglierà anche sulla piccola.

L’altro lobo del fegato è stato trapiantato a Roma, al San Camillo. Proprio per questo i funerali di Franca Costantini, in un primo momento fissati per mercoledì, sono stati spostati. Lo split, cioè la divisione del fegato - necessaria per far fronte all’urgenza di Bergamo, visto che l’equipe romana era stata già allertata - è durata più di quattro ore. In definitiva l’espianto è durato circa 14 ore.

Ma la madre di Farindola ha salvato anche un’altra persona che rischiava la vita: si tratta di una donna di 39 anni, a cui sono stati trapiantati mercoledì pomeriggio, all’ospedale di Siena, i polmoni: anche in questo caso l’intervento è andato bene. I due reni, prelevati dall’equipe dell’Aquila, sono stati trapiantati a due pazienti molisani. E anche per loro per adesso il decorso post operatorio è buono. Le cornee saranno trapiantate in un secondo momento. La decisione del marito della donna, Lucio Di Francesco, è stata apprezzata da tanti, in tutto l’Abruzzo. E l’importanza del gesto di solidarietà è stata ribadita anche dal primario della rianimazione di Teramo, Pierluigi Orsini, dove la donna sabato scorso è stata ricoverata. La paziente pescarese è arrivata all’ospedale di Teramo con una diagnosi terribile: aneurisma del sifone carotideo. E qui è stata sottoposta, sabato, a un intervento molto complesso: per via endoscopica si è tentata un’embolizzazione del vaso nel cervello. Ma l’aneurisma si è rotto ed è avvenuta un’emorragia massiva. La donna è stata dunque ricoverata nel reparto di rianimazione in condizioni disperate. L’accertamento di morte, martedì, si è concluso con la conferma che tutti i parametri vitali erano azzerati. La richiesta dei rianimatori di donare gli organi è stata valutata da tutta la famiglia: la donna ha tanti fratelli e sorelle e proprio a una di queste la giovane madre aveva parlato dell’importanza della donazione di organi.

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