Teramo, una cordata di coop salva 400 posti alla Sanstefar

Il consorzio Isosan rileva i centri d’Abruzzo e Molise e ora punta in tandem con Petruzzi all’acquisto di Villa Pini

TERAMO. L’iniziativa di una cordata di cooperative partita da Teramo è riuscita a salvare 400 posti di lavoro. E forse ne salverà altri 600. L’obiettivo finale, infatti, è acquisire la clinica Villa Pini, in tandem con l’imprenditore pescarese Nicola Petruzzi. In effetti l’operazione che ha visto finora l’investimento di 9 milioni 400mila euro per l’acquisizione e il rilancio di tutti i centri Stanstefar d’Abruzzo e Molise è nata proprio dal fallimento della clinica chietina e dall’intraprendenza del presidente di Confcooperative Giampiero Ledda e di Ercole Core, all’epoca presidente di Federazione sanità di Confcooperative.

«In quel periodo parlando di quel fallimento», racconta Core, «abbiamo pensato di costruire con le cooperative sociali di tutto l’Abruzzo un consorzio che presentasse un progetto per salvare centri di riabilitazione Sanstefar». In Abruzzo ce ne sono 16, di cui 5 a Teramo (oltre al capoluogo ad Alba, Atri, Roseto e Sant’Egidio) con 330 dipendenti. Così attraverso cooperative sociali e consorzi è stato costituito Isosan, consorzio che è l’acronimo di “Integrazione socio-sanitaria”. «Volevamo salvare i salvare centri, tenerli legati al territorio, così come i servizi che offrono», aggiunge Core, presidente consorzio Isosan e del consorzio Cram, «e contemporaneamente patrimonializzare le cooperative sociali in modo tale che eventuali utili vengano reinvestiti sul territorio sempre in ambito sociale, proprio quello che di questi tempi subisce più tagli. Nicola Petruzzi, che ha preso in gestione Villa Pini, ha condiviso il progetto e tutta l’attività di riabilitazione che riguarda il territorio è ricaduta sul nostro consorzio». I perni dell’operazione di salvataggio sono il consorzio Futura di Teramo, il Consol di Chieti e la cooperativa sociale Verdeacqua dell’Aquila. Un’operazione appena conclusa con i due grossi centri Santestefar a Termoli e Campobasso, con 80 dipendenti, acquisiti da un altro consorzio teramano che si chiama Cram (Consorzio regionale Abruzzo medici). «In otto mesi abbiamo risolto la situazione dei centri Sanstefar in due regioni con 9 milioni e 400mila euro: il progetto è stato finanziato da Banca Prossima, del gruppo Intesa», precisa il medico-imprenditore.

I centri stanno anche cambiando volto, con una riqualificazione del personale, la riorganizzazione delle sedi e la creazione di nuovi servizi. «Per esempio», spiega Core, «a Teramo abbiamo attivato il servizio di musicoterapia per il trattamento dei bambini autistici , dislessici, con disturbi dell’attenzione e iperattività. Non rientra nella convenzione con la Regione, ma comunque è un servizio che ci sentivamo di dare all’utenza anche per far socializzare i piccoli pazienti. Poi abbiamo attivato convenzioni con l’università dell’Aquila per formazione e ricerca. Ad esempio è iniziato uno studio osservazionale sulle patologie cognitive post ictus: valutiamo le capacità cognitive all’inizio del trattamento e alla fine: sarà utilissimo per migliorare i piani riabilitativi di ogni paziente. Poi ci sono tirocinanti fisioterapisti, logopedisti, psicomotricisti dalle università di Chieti e L’Aquila».

Ma non è tutto. «Ora si può aprire un altro capitolo, riguardante Villa Pini: noi parteciperemo col policlinico di Abano Terme di Petruzzi - a cui ci assoceremo con forme di natura no profit - all’acquisizione del gruppo Villa Pini nella quale esiste una parte di riabilitazione psichiatrica territoriale, una di riabilitazione intensiva interna e una parte ospedaliera di specialistica ambulatoriale. Noi puntiamo alla parte riabilitativa, per il resto è competente il policlinico. L’asta bandita dal tribunale è andata deserta 4 volte. L’ultimo importo a base d’asta era 20 milioni. Il policlinico di Abano ha fatto un’offerta di 14 milioni non accettata dal comitato dei creditori, per cui entro il 30 aprile o si fa un’ulteriore offerta oppure il policlinico Abano lascerà la gestione della clinica alla curatela, con tutte le conseguenze, anche occupazionali», conclude Core.

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