Tesoro di Parolisi: negato il sequestro

In ballo 137 mila euro delle missioni all’estero, il giudice rigetta la richiesta dell’avvocato della bimba di Melania

TERAMO. I soldi e il Tfr di Salvatore Parolisi non si toccano. A due settimane dalla sentenza di primo grado che ha condannato il caporal maggiore dell’esercito all’ergastolo per l’omicidio della moglie Melania Rea, il caso giudiziario dell’anno torna in primo piano.

Il gip Domenico Canosa ha respinto la richiesta di sequestro conservativo dei beni mobili dell’uomo: si tratta di 137mila euro che provengono soprattutto dal pagamento delle missioni all’estero del militare. La richiesta era stata presentata dall’avvocato Mauro Gionni , il legale della famiglia Rea e della bambina, la figlia di Salvatore e Melania. Il legale aveva chiesto anche il sequestro del trattamento di fine rapporto del militare (almeno di quello sin qui maturato): ma anche su questo il giudice ha detto no. «La richiesta di sequestro», scrive Gionni, «è stata fatta nell’esclusivo interesse della piccola, la maggior danneggiata da questo delitto».

A favore della bimba il gup Marina Tommoliniha riconosciuto, così come scritto nel dispositivo di sentenza del 26 ottobre, una provvisionale di un milione di euro. Ma per poter eseguire il provvedimento bisognerà aspettare il deposito delle motivazioni della sentenza, previste entro 90 giorni. «Vi è fondato motivo», scrive ancora il legale, «di ritenere che si disperdano le garanzie delle obbligazioni civili derivanti dal reato. Si ritiene che nel caso di specie non si possa correre un rischio simile, atteso che le somme derivanti dal risarcimento sono destinate in via esclusiva al mantenimento e al soddisfacimento della piccola, anche nel corso degli anni a venire. Si deve considerare, inoltre, che il congedo definitivo dell’imputato dall’esercito farà venir meno la sua unica fonte reddituale, con seguente depauperamento e necessità di utilizzare le somme di denaro sopra menzionate». Secondo il legale «anche quando la richiesta di sequestro viene accolta non comporta la perdita del denaro da parte del suo proprietario. Le somme o i beni, infatti, restano congelati in attesa delle sentenza definitiva».

E’ la seconda volta che un giudice dice no al sequestro dei soldi del caporal maggiore Parolisi. Già a marzo, quindi prima ancora dell’inizio del processo con il rito abbreviato, il gip aveva rigettato la richiesta presentata dalla parte civile a nome della figlioletta.

In quell’occasione il gip Tommolini aveva scritto «non si apprezzano condotte (quali ad esempio prelievi consistenti e immotivati) che possano far temere finalità distrattive del patrimonio mobiliare». Nel secondo caso, invece, le motivazioni del rigetto della richiesta di sequestro non sono state ancora notificate. «Aspettiamo che ci vengano notificate» chiarisce Gionni.

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