Tortoreto, ucciso e bruciato: due mesi di mistero

Ancora nessun indagato ad Ascoli per l’omicidio Di Silvestre. L’artigiano 56enne portato già morto sul luogo del ritrovamento

TERAMO. Raccontano che la sua vita fosse una parete di vetro: nessun nemico, nessun’ombra. Casa e lavoro, famiglia e caffè al bar con gli amici di sempre. Due telefonini e il Gps di un’auto racchiudono, senza riuscire a spiegarlo, il mistero di un uomo ucciso e bruciato per ore come nella peggiore delle esecuzioni della criminalità organizzata. Perchè senza testimoni, senza un indizio preciso, senza una direzione da imboccare nelle prime 48 ore, la soluzione di un delitto diventa una continua rincorsa contro il tempo. Che da due mesi scandisce la morte di Demetrio Di Silvestre, 56enne piastrellista di Tortoreto, marito e padre. Uscito di casa la mattina del 15 novembre per andare ad un appuntamento di lavoro, assassinato e dato alle fiamme sul monte dell’Ascensione, alle porte di Ascoli.

Un fascicolo ancora senza indagati, quello aperto dalla procura ascolana, con indizi e deduzioni investigative che hanno una sola certezza comune: l’uomo non è stato ucciso nel posto in cui è stato bruciato, ma altrove, lontano. Forse nello stesso luogo in cui aveva quell’appuntamento di lavoro per cui era uscito di casa senza portarsi dietro il cellulare.

leggi anche: Demetrio Di Silvestre, l'artigiano di 56 anni ucciso e bruciato Delitto Di Silvestre L’ipotesi: è malavita dell’Est europeo TORTORETO. A due settimane dalla misteriosa sparizione di Demetrio Di Silvestre, il piccolo imprenditore 56enne di Tortoreto i cui resti carbonizzati sono stati trovati il 16 novembre in un luogo...

Un appuntamento diventato trappola e tomba per l’ uomo. Ma perchè? In una storia che gira sull’elica di immagini catturate da telecamere e tabulati telefonici è un movente tutto da scrivere quello che investigatori e inquirenti inseguono da sessanta giorni scartando e rimettendo in gioco piste battute sin da subito. A cominciare da quella per cui l’artigiano potrebbe essersi fatto dei nemici nel tentativo di aiutare una persona in difficoltà. Forse una prostituta che voleva uscire dal giro si è ipotizzato nel rincorrersi di voci dei primi giorni. Ipotesi investigativa che, dopo due mesi, tale resta insieme a quella di eventuali questioni economiche. Tutto il resto sembra un buco nero, l’unico luogo in grado di risucchiare il dolore di una famiglia che, in un rigoroso silenzio lontano da taccuini e telecamere, attende risposte e il giorno in cui poter seppellire i resti. Nel frattempo la dinamica del delitto prende forma nelle ricostruzioni affidate agli esperti del Ris che nei laboratori del quartier generale romano hanno accertato che l’artigiano è stato dato alle fiamme in una sorta di incavo realizzato nel terreno, quasi una sorta di braciere dove gli assassini hanno versato del liquido infiammabile, molto probabilmente della benzina. E quel corpo, raccontano ancora gli accertamenti tecnici, è bruciato per ore: cinque, forse sei. Fino all’alba, fino a quando quel pastore arrivato sul monte dell’Ascensione ha dato l’allarme. E nel ritmo incalzante delle indagini del pm ascolano Umberto Monti (lo stesso che ha indagato sull’omicidio di Melania Rea prima che il caso passasse a Teramo per competenza territoriale), le immagini catturate dalle telecamere segnano un punto a favore degli investigatori. Sono quelle di un distributore di Montalto, nell'Ascolano, che hanno ripreso la Bmw del piastrellista guidata da due uomini: a quell'ora molto probabilmente Di Silvestre era già stato ucciso. Le immagini raccontano che uno dei due uomini è sceso dall'auto e ha riempito una tanica di benzina, forse la stessa usata per disfarsi del cadavere di un piccolo artigiano tutto casa e lavoro, famiglia e caffè al bar con gli amici. Fino a quella mattina di due mesi fa quando è stato assassinatoe bruciato.

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