Truffati in 12mila con l'autovelox

Davanti al giudice sindaco, due assessori ed ex capo dei vigili di Canzano

TERAMO. Venerdì mattina approda finalmente davanti a un giudice, ad oltre tre anni dal suo inizio, la vicenda dell'autovelox delle 12mila multe annullate dal prefetto. Il giudice per l'udienza preliminare dovrà decidere se rinviare o no a giudizio il sindaco di Canzano Francesco Di Marco, 46 anni; l'ex comandante della polizia municipale Roberto Piersanti, 62 anni; e gli assessori comunali Luciano Cioci, 36 anni, e Katia Pompetti, 32. I quattro sono tutti accusati di abuso d'ufficio, Piersanti (che firmò i verbali) anche di falsità materiale e ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico. La particolarità del processo, se ci sarà, è che potrebbe avere un impressionante numero di parti civili. Diversi multati annunciano di volersi costituire già in udienza preliminare. Tra loro non può mancare Michele Petrosino, il politico che, a capo di un comitato, avviò la battaglia mediatica e legale contro quelle multe.

L'inchiesta, condotta dalla Polstrada e coordinata dal pm David Mancini, scaturì proprio dal clamore mediatico suscitato dalle migliaia di multe che l'autovelox in questione infliggeva agli automobilisti in transito sulla statale 150 in località Piano di Corte. L'apparecchio fisso - la cui installazione e gestione era stata affidata dal Comune di Canzano a una società privata, la Ser.Com. Srl - tra il 7 agosto 2008 e il 5 febbraio 2009, giorno in cui venne spento su richiesta della prefettura, rilevò oltre 12mila infrazioni al limite di velocità. Le infrazioni erano reali; il problema era - a norma di codice della strada - che quell'autovelox, essendo collocato in un centro abitato, non poteva rilevarle senza la presenza dei vigili urbani. Ne scaturì una valanga di ricorsi al prefetto e al giudice di pace e, nel settembre 2009, venne fuori un'ordinanza prefettizia con la quale si disponeva l'annullamento di tutte le multe. Il Comune ha fatto ricorso al Tar contro quell'ordinanza. Il Tar gli ha negato la sospensiva, ma nel merito ancora non si pronuncia.

Nel frattempo le 1.500 cause davanti al giudice di pace si sono esaurite con la vittoria dei ricorrenti, il che costringe il Comune di Canzano a riconoscere continuamente dei debiti fuori bilancio per coprire le spese legali. In pratica, i 271mila euro incassati con le multe (parte dei quali finiti nelle casse della Ser.Com.) si sono già volatilizzati. E, nel frattempo, è andata avanti l'inchiesta penale. La cui tesi portante è: gli amministratori di Canzano hanno intenzionalmente procurato alla Ser.Com. un ingiusto vantaggio patrimoniale, determinando inoltre un danno al proprio Comune, a seguito delle modalità di affidamento del servizio al privato. Il contratto Comune-Ser.Com., infatti, violerebbe diverse norme del codice della strada: in particolare l'obbligo che gli autovelox siano gestiti direttamente dagli organi di polizia stradale e il divieto di destinare a privati anche solo una parte dei proventi delle sanzioni.

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