«Usciremo dalla crisi solo nel 2011»

In ritardo la ripresa in provincia. Confindustria: ripartiamo con l'aiuto delle banche

TERAMO. La ripresa economica, che in alcune parti d'Italia e d'Europa è già realtà, in provincia di Teramo non si vede. Anzi. Il sistema produttivo ha fatto ricorso, nel periodo gennaio-agosto a 9 milioni 103mila ore di cassa integrazione, il dato più alto d'Abruzzo. Il presidente di Confindustria, Salvatore Di Paolo, prevede che la crisi permanga in provincia almeno fino alla fine dell'anno.  

Presidente, qual è la situazione attuale dell'industria teramana? 
«La crisi qui da noi deve ancora finire. La situazione è data dalla cassa integrazione: l'ordinaria è calata molto (da 3 milioni 680mila ore di gennaio-agosto 2009 e un milione 593mila di quest'anno, ndr) ma la straordinaria è schizzata in alto (da un milione 507mila ore dello stesso periodo del 2009 a 6 milioni 755mila, ndr). Questo significa che molte aziende, dopo le 52 settimane di ordinaria rimangono in grosse difficoltà. D'altronde il mercato non si è ripreso, così le esportazioni, a differenza di quanto accade a livello nazionale. Le piccole e medie imprese scontano una difficoltà di accesso al credito e all'innovazione. Problemi che da tempo Confindustria dice che si devono risolvere».  

In questo panorama che ruolo hanno le istituzioni? 
«Dall'amministrazione provinciale non abbiamo grossi riscontri. Associazioni di imprese e sindacati hanno stilato un documento in cui si individuano alcune strade per uscire dalla crisi: in risposta c'è stato solo silenzio. Se non abbiamo una sponda favorevole nell'amministrazione provinciale di Teramo come ci presentiamo ai tavoli più importanti? Io sono un fautore dell'unione, bisogna fare squadra. Le nostre imprese hanno bisogno di una boccata d'ottimismo, se nemmeno la Provincia risponde, va tutto a ramengo».  

Ma qualche punto di luce, nel buio della crisi, ci sarà pure. 
«C'è, ed è nell'agroalimentare, che in provincia non ha accusato grossi colpi. Si è costituita la società consortile "Agire", l'acronimo di agroindustria, ricerca, ecosostenibilità. Composta da 22 imprese abruzzesi (fra cui le teramane Amadori e Gelco, ndr) e l'università di Teramo, è nata per partecipare al bando per i poli di innovazione. L'idea è partita da Teramo e la Regione ha ripartito i poli d'innovazione in base alla vocazione del territorio. Si occuperà sopratuttto di ricerca e innovazione, svolgendo un ruolo fondamentale non solo perchè aggrega le imprese, ma anche perchè gli effetti si riverseranno a cascata sulle piccole e medie imprese che non hanno possibilità di fare ricerca». "Agire" se vincerà il bando per ottenere i fondi avrà a disposizione un milione 300mila euro in tre anni, somma che le imprese si impegnano a raddoppiare con fondi propri.  

L'alimentare mantiene le posizioni, ma gli altri settori industriali? 
«L'automotive mostra qualche segnale di ripresa, qualcosa si vede anche nel tessile-abbigliamento, anche se in questo caso il treno è stato perso anni fa quando si dovevano creare i marchi. Attendiamo la ripresa delle costruzioni, settore basilare per la provincia: se riparte si riavvia l'economia.  

Da dove si può ripartire?

«Dal rapporto con le banche. Se viene a mancare il credito è difficile la ripresa. Voglio sensibilizzare le banche locali, le convocheremo a stretto giro».  

Quando la fine della crisi?

«Una schiarita l'avremo all'inizio del prossimo anno: abbiamo toccato il fondo, il rimbalzo ci dev'essere».

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