Vescovo e banca aiutano i disoccupati

Parte "Un'ora per te": chi ha lavoro dona lo 0.6% dello stipendio a chi non lo ha

TERAMO. Dalla Curia arriva un aiuto per i disoccupati. Si chiama "Un'ora per te" l'iniziativa promossa dalla diocesi di Teramo-Atri e dalla Banca popolare di Ancona che mira al reinserimento occupazionale di chi ha perso il posto. Ai lavoratori da ricollocare saranno offerti tirocini formativi e un rimborso di 500 euro al mese presi da un fondo di solidarietà.

Ad alimentare quest'ultimo, oltre ai 5000 euro già stanziati dalla Banca popolare di Ancona, saranno i contributi di chi ha il posto fisso e deciderà di donare il corrispettivo mensile di un'ora di lavoro. La raccolta dei fondi sarà sostenuta da sindacati, organizzazioni di categoria e istituzioni come la Provincia che hanno sottoscritto insieme al vescovo Michele Seccia la "carta d'impegno" in cui sono riassunti i termini dell'iniziativa. I dipendenti pubblici o di aziende potranno rivolgersi direttamente ai datori di lavoro per la trattenuta in busta paga dello 0,6% dello stipendio, che corrisponde a un'ora di lavoro al mese, da destinare all'aiuto dei disoccupati.

Le donazioni potranno essere anche occasionali, con versamenti sul conto corrente bancario intestato alla diocesi di Teramo-Atri indicando come causale: "Un'ora per te". Nelle sedi delle organizzazioni che hanno firmato la "carta d'impegno" saranno disponibili i moduli da compilare per aderire all'iniziativa. A beneficiare delle donazioni saranno disoccupati e famiglie con un reddito Isee inferiore ai 15mila euro annui che si rivolgeranno al centro di ascolto della Caritas in via Veneto 11. Sul settimanale diocesano "L'araldo abruzzese" e tramite il sito internet in costruzione della curia verranno pubblicati periodicamente i risultati della gestione del fondo.

«La cessione dello 0.6% dello stipendio è un'inezia», osserva Seccia, «ma può risultare un grande gesto di solidarietà». Secondo l'economo diocesano don Vinicio Di Donato l'iniziativa promuove la riscoperta della "cultura del dono" come risposta alle difficoltà innescate dalla crisi economica.

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