Violentata e fatta prostituire: scatta la condanna per due amici

16 Novembre 2025

Sei anni all’uomo per la violenza e 18 mesi alla donna imputata per sfruttamento della prostituzione. Vittima e sfruttatrice si erano conosciute in un reparto di psichiatria dove erano entrambe ricoverate

TERAMO. Una storia di profondo degrado e solitudine approdata in un’aula di tribunale in tutta la sua drammaticità. Una donna affetta da malattie mentali con un disturbo borderline della personalità che, secondo l’accusa, sarebbe stata indotta a prostituirsi e violentata da due amici, una coppia di coniugi tossicodipendenti. La donna, quando la famiglia è venuta a conoscenza dei fatti, ha tentato il suicidio con gli psicofarmaci.

Al termine di una corposa istruttoria dibattimentale con numerosi testi ascoltati per la coppia di amici è arrivata la condanna in primo grado: lei, una 35enne teramana, è stata condannata a un anno e sei mesi per induzione e sfruttamento della prostituzione e lui a sei anni per violenza sessuale.

La sentenza di condanna è stata emessa dal collegio presieduto dalla giudice Claudia Di Valerio (a latere i giudici Emanuele Ursini e Martina Pollera) al termine della requisitoria della pm Enrica Medori ( titolare del fascicolo) che aveva chiesto condanne a due e sette anni. I fatti, secondo la ricostruzione emersa dalle carte processuali, iniziano nel 2019 quando le due donne si incontrano nel reparto di psichiatria dell’ospedale: una, la vittima di 30 anni, ricoverata dopo una crisi depressiva e l’altra per problemi legati alla sua condizione di tossicodipendenza. Dopo il ricovero continuano a sentirsi telefonicamente e cominciano a frequentarsi anche con il marito della 35enne, pure lui tossicodipendente.

La parte offesa, secondo la certificazione medica, ha un disturbo schizoaffettivo di tipo bipolare con disturbo borderline della personalità con la presenza di una condizione di invalidità civile al 100%. Così si legge nel capo d’imputazione a carico della donna accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione: «Induceva la partre offese, evidentemente fragile e suggestionabile, a praticare il meretricio favorendo e sfruttando la prostituzione della stessa presentandole clienti e procurandole appuntamenti a fronte dei quali pretendeva dal cliente una provvigione di 20 euro per ogni prestazione sessuale».

Al compagno di quest’ultima è stata contestata la violenza sessuale perché secondo l’accusa in due occasioni avrebbe costretto la donna ad avere un rapporto sessuale con lui minacciando di raccontare tutto alla sua famiglia.

Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Filippo Torretta e Tiziano Rossoli. Le motivazioni della sentenza tra novanta giorni. 

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