Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco

Bankitalia: «Abruzzo, torna la ripresa. Crescono lavoro e consumi» 

Segnali positivi dal dossier annuale sull’economia relativo al 2016 presentato dalla banca centrale. Traina il manifatturiero dell’automotive, aumenta la spesa delle famiglie per beni e mutui casa

L’AQUILA. L’Abruzzo è in ripresa. Parola di BankItalia. Che lo scrive nero su bianco nel rapporto annuale sull’economia presentato ieri. I primi segnali positivi si erano già manifestati nel 2015, e anche il 2016 ha visto il consolidarsi della tendenza a un graduale recupero del Pil, che tuttavia resta 4 punti sotto rispetto ai livelli del 2007, l’anno in cui negli Stati Uniti è iniziata la crisi dei subprime, che ha avuto ripercussioni gravissime sull’economia mondiale.
Traina il motore. A segnare le performance migliori è stato il settore manifatturiero, in particolare quello legato alle multinazionali dell’automotive, che ha visto aumentare l’export del 9,7% e la produzione industriale del 5%. Meno bene le piccole e medie imprese, soprattutto quelle che stentano sul cammino dell’internazionalizzazione, che hanno maggiori difficoltà a raggiungere i mercati lontani. A presentare il rapporto, ieri mattina, sono stati il direttore della filiale dell’Aquila della Banca d’Italia, Massimiliano Marzano, in Abruzzo da meno di un anno e già appassionato sostenitore delle bellezze del capoluogo di regione che sta rinascendo dalle macerie del terremoto del 2009, Valter Di Giacinto e Alessandro Tosoni, analisti di Bankitalia, la rettrice Paola Inverardi, il professor Lelio Iapadre, del dipartimento di ingegneria industriale dell’università dell’Aquila, e Andrea Brandolini, capo del dipartimento di analisi statistiche della Banca d’Italia.
Reddito di qualità. Come ha sottolineato il direttore Marzano, è proseguito il processo di razionalizzazione della rete territoriale delle banche. Il progressivo avanzare dell’home banking e del webanking ha determinato la chiusura di diversi sporteli da parte di molti grandi istituti di credito. Del resto, ha sottolineato Marzano, le forme di intermediazione fanno sempre più leva sulla tecnologia, in linea con la riduzione dei costi derivante da un’informatizzazione sempre maggiore. Complessivamente, «è migliorata la qualità credito», ha spiegato, «sono diminuiti i prestiti deteriorati, anche se lo stock è ancora elevato dopo una crisi che è durata 8 anni, e che è stata paragonata a quella degli anni ’30. I segnali di ripresa sono confortanti, in un clima generale di fiducia che ha riguardato anche l’occupazione».
Lavoro in crescita. Nel corso del 2016, infatti, la crescita dei livelli produttivi ha trainato l’incremento dell’1,4% dell’occupazione e delle ore lavorate per addetto (1,7%). Tra i lavoratori dipendenti sono cresciute le assunzioni a tempo determinato, anche a causa «dell’affievolirsi», ha sottolineato invece Tosoni, «della decontribuzione del costo del lavoro che ha penalizzato i contratti a tempo indeterminato». È diminuito il tasso di disoccupazione giovanile assieme alla la quota dei ragazzi che non lavorano e che non sono inseriti in un percorso d’istruzione o formazione (Neet), collocato su un livello di poco superiore al dato medio nazionale (rispettivamente, 12,1 e 11,7 per cento). Per la fascia di popolazione più anziana il tasso di disoccupazione è invece cresciuto. I tempi di rientro nell’occupazione per chi aveva perso l’impiego nella prima fase della crisi sono risultati più brevi per i lavoratori con un livello d’istruzione più elevato. A distanza di 3 anni, poco più del 60 per cento dei lavoratori abruzzesi espulsi dai cicli produttivi ha trovato una nuova occupazione dipendente. Ma, come avverte lo studio di Bankitalia, per chi ha perso un lavoro dipendente la probabilità di trovare un nuovo impiego diminuisce all’aumentare del periodo di inoccupazione e riflette le caratteristiche del lavoratore: donne e laureati, negli ultimi anni, hanno avuto meno difficoltà a ottenere un nuovo impiego. «La ripresa dell’occupazione», si legge ancora nel rapporto, «ha contribuito a migliorare la situazione economica e il clima di fiducia delle famiglie.
Tornano i consumi. A partire dal 2015, il reddito e i consumi sono aumentati per la prima volta dall’inizio della crisi del debito sovrano. L’indebitamento delle famiglie ha ripreso a crescere, riflettendo l’aumento della spesa per l’acquisto di beni di consumo durevoli e di abitazioni, in presenza di condizioni di accesso al credito più distese». Sono aumentati anche i prestiti per l’acquisto di abitazioni, grazie anche al calo dei tassi d’interesse sui nuovi mutui, scesi a livelli storicamente molto contenuti.