Case lesionate, è colpa dell’Anas

Il tribunale civile di Teramo ha stabilito  che l’Anas dovrà pagare oltre un milione di euro per i danni provocati dal cantiere del Lotto Zero al condominio “Gerani” di corso Porta Romana

TERAMO. L’Anas dovrà pagare oltre un milione di euro per i danni provocati dal cantiere del Lotto Zero al condominio “Gerani” di corso Porta Romana. Lo ha stabilito il giudice del tribunale civile di Teramo Carmine Di Fulvio, che ha condannato l’Anas a pagare 928mila euro per i danni strutturali e alle parti condominiali dell’edificio, oltre a spese legali e consulenze tecniche.

Si tratta di una nuova vittoria per le famiglie che hanno avuto le case danneggiate dai lavori del Lotto Zero e che dal 2001 aspettano i rimborsi: questa è infatti la terza sentenza a loro favore, dopo quelle arrivate nel 2008. La prima riguardava un appartamento dello stesso condominio, per il quale l’Anas è stata chiamata a risarcire 111.238 euro alla proprietaria, mentre nella seconda è stato l’intero stabile di vico del Pero ad ottenere un milione e 541mila euro.

Anche in questo caso la causa è stata mossa congiuntamente da tutti i residenti nel condominio “Gerani” che, supportati dall’avvocato Gaetano Ronchi, hanno sostenuto ancora una volta che la responsabilità per le lesioni fosse da attribuire all’Anas, titolare del cantiere e della direzione dei lavori.

Con la stessa motivazione sono ancora diverse le cause aperte nei confronti dell’Anas al tribunale dell’Aquila che vedono 7-8 proprietari chiedere il rimborso dei danni a titolo personale, come titolari dell’immobile. Questi processi sono stati notevolmente rallentati dal trasferimento all’Aquila dopo che l’Anas ha chiamato in giudizio la ditta esecutrice dei lavori e il Comune di Teramo, che a sua volta ha coinvolto il ministero dei Beni ambientali. Al momento le parti sono in attesa del deposito della consulenza tecnica sugli edifici affidata al geologo Miliziano Salvatore.

«Questo è un altro colpo per l’Anas», commenta l’avvocato Ronchi, «la cosa dovrebbe indurli a cambiare atteggiamento, magari a patteggiare. Certo questa è una sentenza di primo grado, è probabile ci sarà appello, ma ormai l’indirizzo è chiaro».

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