Caso Tercas, il 29 luglio l’assemblea a Teramo

I soci chiamati a ratificare l’azzeramento delle loro azioni e l’ingresso della Popolare di Bari

TERAMO. Finalmente c’è una data per l'ingresso del nuovo azionista e la fine del commissariamento per Banca Tercas: i vecchi soci sono stati convocati in assemblea il 29 luglio nell’aula magna del campus universitario teramano di Coste Sant’Agostino per deliberare l'aumento di capitale che, nel giro di pochi giorni, porterà la Popolare di Bari a possedere il 100% dell'istituto abruzzese.

I vecchi soci, compresa la Fondazione Tercas, dovranno prendere atto dell’azzeramento del valore dei loro titoli: troppe le perdite accumulate, tali da mangiarsi non solo il capitale, ma anche tutte le riserve. In tutto uno sbilancio di 265 milioni, coperto con un versamento di analogo importo del Fondo interbancario di garanzia dei depositi, che si è sobbarcato l’onere di riportare a zero il capitale netto della Tercas, gruppo nel cui perimetro rientra anche la pescarese Banca Caripe.

È a questo punto che entrerà in campo Bari, versando sull’unghia un assegno di 230 milioni di euro, indispensabile per ristabilire i coefficienti patrimoniali minimi che la Banca d’Italia impone a tutti gli istituti per garantirne la solidità. Incassata questa somma, gruppo abruzzese potrà recuperare una situazione di normalità, con la fine del commissariamento straordinario, gestito con grande fermezza da Riccardo Sora, l’uomo che già aveva portato fuori dal tunnel un altra banca in difficoltà, la Cassa di Risparmio di Rimini.

Quanto ai nuovi proprietari di Tercas, si dà per scontato che la Popolare pugliese provvederà subito alla fusione tra Tercas e Caripe, collocando poi nel territorio (a cominciare dalla Fondazione) quote di minoranza del nuovo soggetto. Conti alla mano, si scopre dunque che serve un’iniezione di quasi mezzo miliardo (265 milioni dal Fondo più 230 da Bari) per portare la banca teramana fuori dalle secche in cui era finita con la sciagurata direzione Di Matteo. I soci che si ritroveranno martedì 29 non avranno scelta, dovranno essi stessi certificare il fatto che le loro azioni sono carta straccia: alternative non ne esistono, se non il fallimento dell'istituto, con conseguenze disastrose per tutti. Certo, non è escluso che si vada incontro a un’assemblea agitata, perché finalmente i vecchi soci potranno esternare la loro rabbia per gli errori del passato, ma i giochi sono chiusi: le carte le ha date la Banca d’Italia, che è riuscita con Sora a rimettere insieme i cocci di una situazione che in alcuni momenti è apparsa disperata. (m.t.)

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