Cgil: alle imprese le risorse del Patto

Il segretario Di Cesare: investiamo per una crescita dell'occupazione

PESCARA. «Dobbiamo batterci tutti insieme come Abruzzo affinché questa regione non peggiori la sua situazione che è già pessima». Gianni Di Cesare, segretario regionale della Cgil, era uno dei 23 componenti la delegazione che, guidata dal governatore Gianni Chiodi, mercoledì scorso a Roma, ha incontrato il governo per discutere il Patto per lo Sviluppo dell'Abruzzo. Il vertice di Palazzo Chigi ha sbloccato 818 milioni di euro in favore dell'Abruzzo: 612 milioni del Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) e 206 milioni di fondi per le infrastrutture. Venerdì il Cipe dovrebbe sancire quella decisione.

Di Cesare, adesso è il momento di scegliere come destinare questi 818 milioni di euro accordati dal governo all'Abruzzo: è il momento di un secondo Patto per l'Abruzzo, un Patto per il lavoro?
«Condivido ciò che sostiene il direttore del "Centro", Baraldi, nel suo editoriale di oggi (ieri per chi legge ndr). E cioè che le risorse vanno orientate verso gli investimenti e non verso la spesa. Su questo punto, noi abbiamo già fatto una prima selezione. Per esempio, sostenendo lo spostamento di una parte delle risorse del Masterplan verso l'Automotive. Adesso è importante la responsabilità delle imprese che, sull'Automotive, significa responsabilità verso tutto l'Abruzzo. L'Automotive, infatti, si concentra nella Val di Sangro ma riguarda anche altri territori come la Valle Peligna e la Val Vibrata. Quindi, bisogna richiamare la Fiat e l'Honda a fare scelte strategiche per tutta la regione».

L'Abruzzo è in grado oggi di fare sistema?
«Nell'incontro con il governo il rappresentante del ministero dello Sviluppo economico ci ha proposto un tavolo sulle materie di competenza di quel dicastero: il Masterplan, la Zona franca all'Aquila, le aree di crisi e i contratti di programma. Ecco, queste quattro materia hanno bisogno di trovare un equilibrio fra di loro. Per fare sistema l'Abruzzo deve trovare lo stesso, giusto equilibrio».

Che significa?
«Risolto il problema della Zona franca, se ci saranno ancora risorse disponibili, mi chiedo: il sistema Abruzzo come si giocherà queste risorse fra la regione e l'area del terremoto? La prova della capacità dell'Abruzzo di fare sistema verrà, quindi, da quel tavolo. E' lì, fra quelle quattro materie, che bisognerà trovare l'equilibrio utile a tutta la regione».

Le risorse, quindi, non vanno indirizzate su infrastrutture che necessitano di finanziamenti ulteriori e con tempi lunghi di completamento, ma dove gli effetti sulla crescita sono più immediati?
«Sì, senza alcun dubbio. Effetti più immediati sul lavoro e sul reddito degli abruzzesi. Quanto alle infrastrutture, l'Abruzzo oggi avrebbe bisogno di alcuni raccordi infrastrutturali. Penso alla manutenzione per i ponti e le strade danneggiati dall'alluvione del marzo scorso nel Teramano; ma anche ad alcune situzioni nell'Aquilano. Inoltre, andrebbe fatto un ragionamento chiaro con il governo e le Ferrovie dello Stato sulla questione dei collegamenti con Roma e dell'alta velocità che è materia strategica. Tenendo conto che le Ferrovie dello Stato, oggi, è un soggetto che realizza profitti».

Se le risorse vanno canalizzate prioritariamente, verso il sistema produttivo, quali garanzie chiede in cambio la Cgil?
«Ripresa e stabilizazione dell'occupazione. Le imprese devono scommettere sulla ripresa e sul futuro. Il modo migliore per farlo è riprendere una contrattazione aziendale non più legata solo alla cassa integrazione ma che guardi al futuro».

La politca quale ruolo deve esercitare in questa prospettiva? Quello di arbitro di un nuovo Patto del lavoro?
«La politica ha un compito strategico rispetto a una parte del Patto per lo sviluppo di cui si è parlato poco».

Quale?
«Nella prima pagina del documento che abbiamo presentato al governo, mercoledì scorso, ci sono alcuni punti molto importanti, quelli che riguardano i dati economici reali e che certificano ciò che la Cgil dice da tempo: cioè che l'Abruzzo, negli ultimi anni, ha perso 16 punti percentuali di Pil e che, nel 2009, abbiamo avuto una crisi fortissima legata al terremoto. Questi sono dati che sono stati riconosciuti dallo stesso sottosegretario Gianni Letta. E sono dati importanti guardando a una prospettiva ormai prossima».

Quale?
«Mi riferisco al fatto che ormai è aperto il nuovo negoziato per la programmazione comunitaria degli anni 2014-2020. A Roma ne abbiamo parlato con il ministro Fitto il quale ci ha detto che il governo intende battersi in favore di una politica inclusiva della Ue, contro le resistenze di Germania e Francia. A noi risulta, invece, che il ministro degli Esteri italiano ha sottoscritto un accordo di poche righe con Germania e Francia per mettere meno soldi sui cosiddetti Fondi per la coesione. C'è il rischio concreto che l'Abruzzo, che rientra fra le cosiddette regioni in transizione, venga escluso completamente da qualsiasi sostegno comunitario. Di regioni in transizione ve ne sono di due tipi: quelle, come la Puglia, che escono adesso dal sostegno e quelle, come l'Abruzzo, che ne sono uscite da anni, dal 1994 in cui ci fu la nostra esclusione dall'Obiettivo 1. Noi diciamo che, su questo fronte, c'è bisogno di un'azione politica forte per spiegare le ragioni dell'Abruzzo, per far capire, insomma, che siamo precipitati di nuovo nelle condizioni precedenti il 1994. Le parti sociali, sindacati e associazioni degli industriali, si sono già mosse. Come Cgil, Cisl e Uil e Confindustria abbiamo fatto un lavoro che presenteremo nei prossimi giorni, da giovedì a sabato, in una serie di incontri con un gruppo internazionale di esperti. L'obiettivo è quello di spiegare la situazione di unicità dell'Abruzzo».

A Chiodi cosa chiede, oggi, dopo l'incontro col governo?
«Intanto gli riconosco la correttezza con cui ha presentato il documento del Patto al tavolo con il governo. In un contesto nazionale e internazionale difficilissimo, gli ricordiamo di mantenere la barra diritta e di rappresentando al governo ciò che spetta all'Abruzzo».

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