Chiodi: avanti col Pattoanche se Confindustriadecide di uscire

11 Settembre 2011

Il governatore (foto) risponde ad Angelucci. Critiche alla Cgil: non sono un mediatore, rappresento gli interessi generali della regione

PESCARA. Presidente Chiodi, sul Patto per lo sviluppo Confindustria Abruzzo dice che se la Regione non accelera i tempi per l'incontro col governo uscirà dall'accordo. Quando si farà questo incontro?
«L'incontro col governo ci sarà ed è probabile una convocazione ad horas, imminente. Confindustria forse non si è accorta che c'è stata ed è ancora in corso una sorta di cataclisma finanziario e che il governo è stato piuttosto impegnato ad affrontarlo e lo è tuttora. Di fronte a un cataclisma finanziario unico nella storia d'Italia, un minimo di considerazione degli interessi del Paese avrebbe dovuto consigliare a Confindustria di evitare quella boutade. Un'uscita che, fra l'altro, è stata stigmatizzata da altri soggetti sociali ed economici che intendono portare avanti al meglio questo Patto. A me, sia chiaro, fa piacere che Confindustria stia nel Patto, che ha una valenza che va al di là di questo incontro col governo. Ma se Confindustria non dovesse rimanerci dentro, l'Abruzzo andrà avanti lo stesso. I dati economici del 2011 dicono che l'Abruzzo va meglio della media nazionale. Certo, con una crisi finanziaria globale di questa portata, non possiamo competere con la Cina o con la Turchia, ma ci stiamo comportando meglio di altre regioni italiane».

Il Pd ha detto che, se entro il 29 settembre non ci dovesse essere l'incontro con il governo per il Patto dello sviluppo, organizzerà consigli comunali straordinari di protesta davanti a Palazzo Chigi.
«Cosa devo dire? Mi limito a osservare che la Cgil segna la strada e il Pd si comporta come una ruota di scorta cercando di scimiottare quel sindacato. Questo è uno dei problemi del Pd».

Da questo incontro col governo gli abruzzesi devono attendersi cosa?
«Intanto, in questo momento di estrema difficoltà, siamo l'unica regione italiana a fare questo incontro. Questo fa capire quale considerazione e quale peso abbia questo governo regionale, visto che ci sono altre regioni, anche del Nord, che hanno grandi problemi economici e che vorrebbero un incontro di questo tipo. Che cosa c'è da attendersi? Saremo la prima regione italiana ad avere approvato il suo Fas (Fondo per le aree sottoutilizzate ndr): 612 milioni di euro».

Il segretario regionale della Cgil, Gianni Di Cesare, dal palco dello sciopero generale, martedì scorso a Teramo, le ha chiesto di smettere i panni del mediatore col governo e di cominciare a tutelare gli interessi dell'Abruzzo e la sua unicità di regione colpita dal terremoto. Che cosa risponde?
«La risposta è molto semplice. Io sono quello che fa gli interessi degli abruzzesi. Di Cesare, invece, fa gli interessi di una corporazione, il sindacato. L'interesse che io perseguo non è quello dello scontro istituzionale ma quello del raggiungimento di una serie di obiettivi concreti seguendo percorsi istituzionali. Se non facessi così, non tutelerei interessi generali. Voglio rassicurare Di Cesare: il mio ruolo con il governo è molto forte. Anche altre regioni italiane vorrebbero avere l'incontro che avremo noi fra qualche giorno».

La Cgil fa il mestiere del sindacato che è anche quello di pungolare gli amministratori.
«Sì, certo, il sindacato, però, cura interessi particolari. Io, invece, ho il dovere di curare interessi generali. Quindi il mio non può essere un atteggiamento di scontro con le istituzioni. Del resto, abbiamo avuto un governo molto vicino all'Abruzzo sul terremoto e sulla sanità. Su questi due temi sono riuscito ad avere tutto ciò per cui avevo lavorato, sempre seguendo percorsi di correttezza istituzionale. I modi dell'operare sono diversi, dunque, nel caso di un sindacato come la Cgil e di un presidente di Regione. Ma tutto ciò che l'Abruzzo ha ottenuto non è stato dovuto, di certo, alle manifestazioni di piazza».

La Cgil dice: Chiodi deve pretendere dal governo per l'Abruzzo più risorse delle altre regioni perché il terremoto c'è stato qui, non altrove.
«Certo che l'Abruzzo ha una specificità che è legata al terremoto. In due anni per il post-terremoto sono arrivati circa 4 miliardi di euro. Ma insisto: chiedere non equivale a ottenere. Noi abbiamo ottenuto con i Fas ciò che altre regioni italiane non hanno ancora avuto. E questo è dovuto anche ai risultati che abbiamo conseguito. Il 2010 è stato un anno nel quale l'Abruzzo ha avuto una dinamica economica migliore della media nazionale. E questo il governo lo sa».

Parco della costa teatina. L'assessore Febbo è contrario alla sua istituzione. Entro il 30 settembre la Regione dovrebbe istituirlo. Quale è la posizione uficiale della sua giunta sul tema: favorevole al Parco o contraria?
«Noi abbiamo un compito, come Regione: quello di realizzare un'intesa rispetto alla programazione del governo. E' quello che vogliamo fare e che faremo dopo, però, avere sentito i Comuni interessati. Attendiamo le delibrazioni dei consigli comunali. Per ora, mi risulta che a deliberare siano stati solo due Comuni. Attendiamo, per esempio, la deliberazione del Comune di Vasto, che sarebbe bene si pronunciasse. Solo dopo che le singole comunità interessate dal progetto avranno valutato i pro e i contro e deliberato di conseguenza, la Regione farà la sua valutazione».

Sì, questa è la procedura,. Ma la sua posizione qual è? Trova utile l'istituzione del Parco?
«Io trovo utile l'istituzione di una zona con fasce di protezione del territorio e con strutture - che abbiamo già finanziato - come le piste ciclabili»».

E' a favore del Parco o di un'altra cosa?
«Io dico che i pronunciamenti dei Comuni devono essere chiari. Non basta dire genericamente sì al Parco. Occorre anche l'indicazione di quali sono le zone di più alta e di minore protezione. Sul piano personale posso raccontare ciò che accadde quando ero sindaco di Teramo».

Cosa accadde?
«Ci fu la proposta di far entare la città di Teramo nel territorio del Parco nazionale del Gran Sasso».

Lei cosa fece?
«Ritenni che i vincoli superassero le opportunità di marketing terroriale e, pertanto, decisi di non aderire alla proposta. Ma, ripeto, per il Parco della costa teatina, la Regione si adeguerà ai pronunciamenti delle comunità interessate».

I conti della sanità sono sotto controllo oppure la crisi finanziaria in corso potrebbe spingere la Regione a mettere le mani nelle tasche degli abruzzesi?
«Gli abruzzesi, intanto, devono a questa giunta regionale il fatto di non aver subìto l'aumento delle tasse che è toccato a pugliesi, campani, calabresi, molisani. Per il futuro nessuno è in grado di fare previsioni perché la situazione economica mondiale è molto grave e con sviluppi oggi non delineabili».

Il coordinatore abruzzese del suo partito, il Pdl, il senatore Filippo Piccone, ha detto che i candidati alle elezioni andranno scelti attraverso primarie. Lei è d'accordo?
«Sì. Ho sempre ritenuto che quello delle primarie sia un metodo, per quanto imperfetto, migliore di altri».

Anche per scegliere il candidato presidente della Regione?
«Non c'è ombra di dubbio. Io, però, farei molta attenzione al caso delle comunali all'Aquila, della prossima primavera. Lì ci sarà una campagna elettorale che avrà una valenza simbolica che travalicherà quella per un normale voto comunale. Per l'Aquila credo che sarà necessaria una riflessione a livello regionale e nazionale per capire se sia opportuno fare le primarie, anche perché sono elezioni che incombono».

Lei si ricandiderà a governatore alla scadenza del mandato nel 2013?
«E' una prospettiva talmente lontana. Sono appena a metà del mandato: due anni e mezzo che mi sembrano dieci. Vedremo fra due anni e mezzo».

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