Parrucchieri, raccolte 4mila firme per ripartire

EPIDEMIA / LA RIPARTENZA

Coronavirus, parrucchieri: raccolte 4mila firme per tornare a lavorare

In tre giorni, adesioni record alla petizione: " Siamo in grado di garantire la sicurezza, se si continua così si agevola solo l'attività in nero"

PESCARA. Attraverso la petizione, che in tre giorni ha già raccolto quasi 4mila adesioni, viene chiesto «un incontro urgente con le autorità competenti», al fine di discutere una serie di proposte operative a tutela del settore, a partire dall'apertura anticipata delle attività al 18 maggio e dall'adozione di un provvedimento di divieto di lavoro domiciliare per parrucchieri ed estetisti fino al termine dell'emergenza epidemiologica.

Nell'istanza si propone inoltre l'adozione di un protocollo operativo condiviso di regolamentazione specifica per i vari operatori del comparto, contenente misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19, a tutela di lavoratori e clientela, e l'introduzione dell'obbligo, per gli operatori del settore, di frequentare un corso di formazione certificata specifica sui rischi connessi alla diffusione del Covid-19 e sulle modalità operative da adottare.

"Le condizioni di sicurezza per riaprire noi, come molti altri, siamo in grado di garantirle"  dice Matteo Stanco, titolare del salone Evos di Teramo, uno degli operatori abruzzesi che hanno aderito alla petizione "perché già prima, in linea con gli obblighi di legge, provvedevamo alla sterilizzazione delle spazzole e utilizzavamo materiali monuso». Stanco spiega che «la situazione è drammatica, poiché siamo fermi da due mesi e mezzo, senza entrate, ma dovendo pagare affitti e utenze. I dipendenti giustamente si lamentano perché la cassa integrazione non arriva"  prosegue il titolare del salone "e le richieste di finanziamento presentate in banca, nonostante i buoni fatturati degli anni passati, sono ancora senza risposta».  Il titolare dell'attività commerciale sottolinea che «così si sta agevolando il lavoro nero, sia quello a domicilio che quello di alcuni parrucchieri che si trovano ai piani rialzati dei palazzi, dove i controlli difficilmente arrivano».