Crisi dell’automotive, il Pd: «Stellantis bomba sociale, a rischio 1.500 posti e l’indotto»

Il segretario Marinelli rilancia l’allarme: «Situazione drammatica che non può essere minimizzata». L’opposizione contesta il piano dell’azienda: «Schiaffo al territorio, il governo Meloni intervenga»
ATESSA. «Lo stabilimento Stellantis della Val di Sangro è una bomba sociale pronta ad esplodere». Non usa mezzi termini Daniele Marinelli, segretario regionale del Partito democratico, all’indomani dell’incontro in Regione tra il presidente Marco Marsilio, l’assessora alle Attività produttive Tiziana Magnacca, azienda e sindacati per discutere del futuro del plant che ha segnato in 40 anni la storia dell’automotive in Abruzzo e una fetta importante del suo Pil.
Non sono bastate le rassicurazioni di Marsilio sull’interlocuzione avviata con il governo Meloni e il ministro Adolfo Urso per portare a casa l’obiettivo di una deroga alla normativa sulle emissioni di CO2 e nemmeno la conferma della centralità e strategicità dello stabilimento di Atessa. «L'impegno di Stellantis ad Atessa e in Abruzzo», aveva detto Marsilio, «è confermato». Ma per il Pd, «la situazione del plant è drammatica e non può più essere minimizzata con comunicati rassicuranti o incontri interlocutori. Il quadro emerso è allarmante: rischiamo la perdita di oltre 1.500 posti di lavoro diretti, oltre all’indotto. La giunta Marsilio», sottolinea Marinelli, «si limita a prendere atto, senza alcun reale piano d’azione come da mesi chiedono i lavoratori e le lavoratrici, i sindacati e l’opposizione. Le conferme arrivate da Stellantis non sono solo deludenti, sono uno schiaffo al territorio», incalza il segretario Dem, «l’Abruzzo ha bisogno di investimenti, non di incertezza e smobilitazione. Il governo e la Regione, guidati dalla destra, stanno colpevolmente sottovalutando la crisi del settore automotive, lasciando migliaia di famiglie nel panico e nell’abbandono. Marsilio e i suoi assessori si sveglino: basta con il silenzio complice».
Il Partito democratico ribadisce il sostegno alla richiesta di apertura immediata di un tavolo nazionale a Palazzo Chigi. «L’esecutivo Meloni», conclude Marinelli, «si assuma le sue responsabilità e dica chiaramente cosa intende fare per difendere una delle poche colonne industriali ancora in piedi in Abruzzo. In ballo c’è molto più del destino di uno stabilimento: c’è la tenuta economica, sociale e occupazionale di un’intera regione. Siamo al fianco dei lavoratori, dei sindacati e dei territori, pronti a mobilitarci se la politica del centrodestra continuerà a voltare lo sguardo altrove».
Lo stabilimento Stellantis, ex Sevel, è il principale impianto europeo del gruppo per capacità e flessibilità, in cui fino ad oggi sono stati prodotti oltre 7 milioni di furgoni, l’85% dei quali è stato esportato in oltre 70 Paesi. Dal 10 giugno 2024 fino all’8 giugno scorso, lo stabilimento ha dovuto far ricorso alla cassa integrazione, esaurendo di fatto le 52 settimane previste dalla normativa vigente; dal 12 maggio scorso invece si è passati ai contratti di solidarietà dopo la sigla di un accordo con i sindacati Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Uglm e Aqcf. «I contratti di solidarietà», come hanno specificato i sindacati a seguito della firma dell’accordo, «hanno l’obiettivo di preservare i livelli occupazionali, consentendo di evitare esuberi attraverso una riduzione equa dell’orario di lavoro e, conseguentemente, della retribuzione, da distribuire in modo proporzionale tra tutti i dipendenti coinvolti. Tale misura rappresenta un’alternativa condivisa per gestire la diminuzione della produzione salvaguardando al contempo l’occupazione». Nel giugno scorso si è raggiunta anche l’intesa con i sindacati firmatari del contratto Fiat (esclusa Fiom) sull’uscita incentivata di 402 dipendenti tra operai, impiegati e quadri dello stabilimento Stellantis Europe Atessa che nell’arco di 48 mesi abbiano raggiunto i requisiti per la pensione. «Un ulteriore ridimensionamento occupazionale», aveva bollato Fiom il piano di esuberi incentivati.