Cucina italiana patrimonio dell’Unesco, Romito: «Risultato straordinario»

11 Dicembre 2025

L’opinione del noto chef di Castel di Sangro, tre stelle Michelin, che applaude l’importante traguardo

CASTEL DI SANGRO. La cucina italiana riconosciuta patrimonio immateriale dell'umanità dell'Unesco «è un risultato straordinario, che ne sottolinea il valore culturale nel mondo»: a dirlo all’Ansa è Niko Romito, chef abruzzese tre stelle Michelin. «Per me rappresenta soprattutto una responsabilità: questo riconoscimento ci ricorda che la nostra cucina non è solo un insieme di ricette, ma un patrimonio vivo fatto di territori, gesti, tecniche e identità. Come cuoco significa dare ancora più forza alla ricerca, alla sostenibilità, alla purezza del gusto. È un invito a custodire e allo stesso tempo a innovare con consapevolezza», dice.

Tra le strade più efficaci per valorizzare e tutelare la cucina italiana nel mondo, secondo lo chef e imprenditore della ristorazione, «ora più che mai servono tre cose: formazione, filiere e comunicazione autentica. Formare cuochi e professionisti che conoscano la nostra storia gastronomica e sappiano interpretarla guardando al futuro e facendola evolvere in modo intelligente». Ma anche «proteggere le filiere agricole, artigianali, produttive, vero motore della nostra identità culinaria». E non da ultimo, «comunicare la cucina italiana nel mondo in modo moderno, senza stereotipi, mettendo al centro qualità, essenzialità, etica e verità».

Un piatto dedicato alla cucina italiana patrimonio Unesco, secondo Romito sarebbe qualcosa «che racconti l'Italia attraverso la semplicità: forse un brodo vegetale essenziale e profondissimo, o un pane reinterpretato con tecniche contemporanee». «Pochi ingredienti, massima espressione. La cucina italiana è questo: prendere elementi umili e trasformarli in qualcosa di universale. Il piatto dovrebbe rappresentare l'equilibrio perfetto tra memoria e modernità».

«La mia cucina nasce dall'Abruzzo: dalla montagna, dalla sobrietà dei sapori, dalla natura che ti obbliga a essere essenziale. Questo territorio mi ha insegnato a togliere, a cercare l'essenza, a costruire gusto senza sovrastrutture. Oggi il mio lavoro raggiunge un pubblico internazionale molto vasto: non solo appassionati di fine dining, ma anche studiosi di nutrizione, giovani, colleghi cuochi e ristoratori, persone interessate a una cucina di ricerca, innovativa, centrata sul gusto. L'Abruzzo resta il mio punto di partenza - conclude Romito - ma il dialogo è ormai globale».

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