D’Alfonso: via i condannati dalla Regione Abruzzo

All'Ato cade la prima testa. Dimissioni richieste al segretario generale dell’Ente d’ambito (acqua) pescarese. Nel mirino i funzionari con sentenze di primo grado

PESCARA. Il primo a farne le spese è il segretario generale dell’Ente d’ambito pescarese (Ato) Fabrizio Bernardini. «In ossequio alla direttiva in oggetto pervenuta allo scrivente», gli scrive il commissario unico straordinario dell’ente idrico Pierluigi Caputi, «sono ad invitarla a rimettere le dimissioni dall’incarico».

La direttiva a cui fa riferimento Caputi è quella che il governatore Luciano D’Alfonso ha firmato di suo pugno e inviato quindi a tutti i direttori pro-tempore della Regione. Una direttiva, la numero 13, che va in direzione della trasparenza auspicata più volte da D’Alfonso e contro gli amministratori di enti e società partecipate che hanno riportato anche soltanto sentenze di primo grado. «I direttori pro tempore della Regione Abruzzo sono invitati ad assumere i necessari ed immediati provvedimenti (invito urgente di dimissioni ed in caso di inadempienza, revoca tempestiva)», scrive D’Alfonso, « nei confronti degli amministratori degli enti nelle società partecipate e di ogni altra realtà ove la Regione Abruzzo possa esercitare potere di nomina commissariale che abbiano riportato sentenze penali di condanna non definitiva per reati nei confronti della pubblica amministrazione (reati previsti dal capo I del titolo II del libro secondo del codice penale), secondo quanto prescritto dall’art. 3 del decreto legislativo 39/ 2013». Con l’avviso che eventuali inadempienze e inosservanze comporteranno responsabilità in capo agli stessi direttori.

Il commissario Caputi è stato il primo ad eseguire “l’ordine”. Ma quanti altri funzionari con potere di decisione nelle società regionali hanno una condanna non definitiva sulle spalle?

Il segretario generale dell’Ato Bernardini è stato condannato nel febbraio 2013 ad un anno di reclusione e ad un anno di interdizione dai pubblici uffici (rito abbreviato) per un atto falso. I suoi legali hanno fatto appello. Nel frattempo però deve rassegnare le dimissioni.

Sugli altri casi è scattata una sorta di “caccia alle streghe”.Si parla di un caso al Crab Abruzzo (Consorzio Ricerche Applicate alla Biotecnologia) e di un altro al Ciapi (Campus della formazione a Chieti scalo): posizioni che sono in corso di verifiche, ma che comunque rischiano di aumentare considerando l’alto numero di società partecipate della Regione e l’imperativo adottato da D’Alfonso nella direttiva.

«Ritengo che il governatore debba disporre un censimento di tutto il personale di vertice dipendente direttamente e indirettamente dalla Regione al fine di verificare su ognuno di essi carichi pendenti e casellario penale per poi procedere con l'adozione di eventuali provvedimenti di decadenza». chiede il consigliere regionale di M5S, Domenico Pettinari, ricordando una tappa precedente: «Negli ultimi mesi ho chiesto più volte un intervento analogo da parte del presidente Guerino Testa della Provincia di Pescara, Ente nel quale lo stesso segretario generale dell'Ato Pescarese svolge funzioni di segretario generale e fino a qualche tempo fa anche di direttore generale. Ma ad oggi il presidente della Provincia, a differenza della Regione, nulla ha fatto».(cr.re.)

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