«Dai, facciamo le furbate: le fanno tutti»

Ecco gli accordi per miscelare il pattume ed evitare i controlli

LANCIANO. «Facciamo un po’ di furbate pure noi. C...., tutti quanti le fanno». Quando Anna Linda Di Paolo e l’autista si accordano sul carichi di rifiuti miscelato di fresco per evitare i controlli, c’è anche Claudio Leccese, vicecomandante della polizia provinciale di Chieti, che suggerisce di non parlare al telefono per evitare di incappare nelle intercettazioni. Ecco, è tutta qui la summa del giro di pattume non trattato e non smaltito secondo la legge.
Un vortice di rifiuti inviato nelle discariche dopo una sosta in qualche impianto compiacente. Giusto il tempo di cambiare i certificati di analisi e di trasporto al pattume attribuendo un codice Cer (certificato europeo dei rifiuti) diverso da quello reale, con l’obiettivo di non far identificare quel materiale in base al processo produttivo dal quale era nato.

Il ruolo di spicco.
Lo assume Andrea Di Liberato, dipendente della Di Florio: gestisce i rapporti con la società Sistema 2000, è la longa manus nei rapporti con i produttori di rifiuti, cura la movimentazione del pattume in entrata e in uscita dagli impianti di smaltimento, anche con la tenuta delle scritture ambientali e dei documenti di trasporto. «Quello lì se ne può scordare di venire a scaricare oggi pomeriggio», dice Di Liberato alla collaboratrice riferendosi all’autotrasportatore A.S. atteso a Lanciano il 24 novembre 2008, «perché quel rifiuto può puzzare». Quel pattume è destinato «più o meno», dice Di Liberato, alla discarica Vergine di Taranto. Ma quel giorno, in effetti, alla Di Florio arrivano rifiuti con un codice, scaricati con un altro suffisso e poi misteriosamente spariti. Lo stesso giorno, però, un carico di 30mila chili di rifiuti Cer 191212 (materiali ferrosi) viene dato dalla Di Florio alla discarica di Taranto: comprende anche il pattume che A.S. ha lasciato qualche ora prima.

La Honda di Atessa.
Di Liberato conosce molto bene anche la multinazionale delle due ruote. Ha contatti stretti con un dipendente della ditta giapponese che, in una circostanza, vuole sapere se le loro morchie - i grassi lubrificanti - presi in carico dalla Di Florio con codice Cer 080118 (pitture e vernici di scarto) vengono da sempre sversate nella discarica di Taranto. La risposta è affermativa. Ma l’unico rifiuto che Di Florio manda alla Vergine è il Cer 191212 (ferrosi): è evidente, secondo la Procura, che tutti i rifiuti ricevuti in diversi anni dalla Honda - pari a 717mila chili - siano arrivati a Taranto dietro un falso codice.

L’impianto di Cerratina.
Chi partecipa consapevolmente, secondo le accuse, al traffico illecito di rifiuti è Fiorentino Giangiordano, addetto al ricevimento del pattume nella discarica di Cerratina di Lanciano. In tre anni, tra il 2007 e il 2009, la Di Florio smaltisce nell’impianto consortile gestito dalla società Ecologica Sangro circa 26mila tonnellate di rifiuti Cer 191212, ricevendo anche benefici dalla riduzione illecita della ecotassa. Un carico di rifiuti viene consegnato senza essere triturato. Contiene bancali, fettucce e pezzi di tubi. «Se il secondo è così devono riportarlo indietro», dice Giangiordano a un dipendente della Di Florio, «perchè se io lo scarico dopo succede i guai. In effetti il secondo camion viene rimandato indietro, ma senza annotazioni sul respingimento.

Alla fine risulteranno 15 viaggi di rifiuti Cer 191212 per un totale di 125,88 tonnellate sepolti nella discarica. Passa qualche giorno e a Cerratina arrivano altri carichi di pattume non in poltiglia. «Lo abbiamo provato a triturare», dicono al telefono della Di Florio a Giangiordano, «ma le fascette argentate si sono messe tutte in messo al trituratore». E che «in fondo è solo roba di due, tre ragnate». «Ma due tre macchine», replica Giangordano, «non è due-tre ragnate. Ma io mo’ te lo faccio passare». Quel giorno la Di Florio riuscirà a consegnare all’Ecologica Sangro 20 carichi di rifiuti Cer 191212 per un totale di 148,78 tonnellate.

Il viaggio a Macerata.
Su un mezzo carico di pitture e vernici di scarto non pericolose, provenienti dalla Di Florio, il 26 gennaio 2009 c’era una concentrazione di solventi più alta rispetto a quanto indicato sul certificato a corredo. E il parametro nichel era superiore di mille volte quello attestato.