Del Turco non vuole il confronto con Angelini

Mossa a sorpresa della difesa: ora si oppone all’interrogatorio del re delle cliniche

PESCARA. La difesa di Del Turco dice no all’interrogatorio del grande accusatore. A sorpresa, l’avvocato dell’ex presidente della giunta regionale ora si oppone all’atto più importante dell’inchiesta sulla tangenti sborsate dalla sanità privata: l’incidente probatorio che avrà come protagonista assoluto Vincenzo Angelini. E’ l’atto clou. Il re delle cliniche ripeterà, una per una, le sue accuse.

 Accuse pesanti («Ho pagato 5,8 milioni a Del Turco, Quarta e Cesarone», «ho consegnato 6 milioni a Conga», ex manager della Asl di Chieti, ndr, «ho dato 500mila euro a Domenici») che Angelini ripeterà davanti al Gip, Maria Michela Di Fine.

 LE ACCUSE BLINDATE.
 L’incidente probatorio è l’anticipazione del processo e rende inattaccabili le rivelazioni del titolare della clinica Villa Pini. Ad Angelini potrà accadere di tutto. Potrà cambiare idea e rimangiarsi la sua montagna di accuse. Ma sarebbe inutile. Le sue confessioni, dopo l’interrogatorio davanti al gip, diventano blindate. Ma Del Turco vuole evitare questo atto.

 E’ una decisione a sorpresa la sua dopo che, appena alcuni giorni fa, il figlio Guido aveva detto davanti al carcere di Sulmona, dove l’ex presidente della giunta è rinchiuso dal 14 luglio: «Sì, mio padre è pronto al confronto». Anche se tra Angelini e Del Turco sarà un confronto solo indiretto: l’ex presidente non potrà rivolgere neppure una parola al grande accusatore, il suo difensore, l’avvocato Giuliano Milia, invece potrà fare domande al re delle cliniche. Ma Milia ha presentato l’opposizione all’interrogatorio. Lo ha fatto anche per gli altri due suoi assistiti, Giancarlo Masciarelli e Lamberto Quarta.

 PERCHE’ SI OPPONE.
I motivi del no non sono sostanziali. Sarebbero legati allo scarso tempo messo a disposizione della difesa per studiare le migliaia di carte dell’inchiesta. C’è però anche una quarta opposizione, presentata ieri mattina dagli avvocati Lettieri e Torino Rodriguez per l’indagato Gianluca Zelli, ex manager di Angelini accusato di aver fatto sparire, in paradisi fiscali, 21 milioni di euro di sponsorizzazioni della Humangest. Anche Zelli si oppone per motivi non sostanziali. Dice no all’incidente probatorio perché non avrebbe ricevuto la proroga delle indagini chiesta al gip dai pm. Ma torniamo al giorno clou.

 IL GIP VA IN FERIE.
Dal punto di vista tecnico sarà un «esame della persona sottoposta alle indagini su fatti concernenti la responsabilità di altri», dice la lettera «c» dell’articolo 392 del codice di procedura penale.
 Gli avvocati degli indagati hanno avuto due giorni di tempo per presentare deduzioni sull’ammissibilità e sulla fondatezza della richiesta. I due giorni sono scaduti ieri. Alle 13, c’è stato il deposito al gip della richiesta del pool dei pm di Sanitopoli.

 Spetta al giudice Di Fine (che però da sabato andrà in ferie per tornare in ufficio l’8 settembre) firmare l’ordinanza, sull’accoglimento o il rigetto dell’istanza. E sarà sempre il gip a presiedere l’udienza (del 13 settembre), alla presenza dei pm Trifuoggi, Bellelli e Di Florio; dell’accusatore Angelini con il difensore Sabatino Ciprietti, e degli avvocati degli altri indagati.

 Del Turco, se vuole, può essere presente in aula e rendere dichiarazioni spontanee ma non può rivolgere ad Angelini domande sulle tangenti che il re delle cliniche dice di avergli portato a domicilio, nella casa di Collelongo.
 Qual è il momento più atteso? Sarà quando Angelini racconterà i suoi rapporti con gli indagati: le promesse di soldi, le modalità di consegna e il grande affare delle cartolarizzazioni dei debiti delle Asl, che i pm chiamano la fabbrica delle tangenti e dei finanziamenti occulti ai partiti.