Di Pietro: Pd partito in decomposizioneFini? Sia coerente, sfiduci Berlusconi

19 Settembre 2010

L’ex pm rilancia la mozione contro il governo e chiede a Casini e Futuro e libertà di seguirlo

VASTO. L'Italia dei Valori guarda con preoccupazione crescente la crisi interna al Pd. «Veltroni è il radiologo di un Pd in decomposizione», ha commentato ieri Antonio Di Pietro dalla Festa nazionale dell'Idv a Vasto. Ma all'Idv non conviene un Pd che rischia la rottura. «I problemi del Partito Democratico finiscono per condizionare la coalizione» dice Nello Formisano, vicepresidente della Commissione Bicamerale per la Semplificazione, «la disunione del centrosinistra rafforza oggettivamente un governo che, invece, nell'interesse degli italiani, dovrebbe andare subito a casa». E più chiaramente Carlo Costantini capogruppo dell'Idv in Regione chiosa: «Se il Pd si divide qui non si vince più».

A che punto siano le cose si capirà questa mattina quando sarà ospite della festa Rosy Bindi, presidente dell'Assemblea dei democratici, per un dibattito assieme ai rappresentanti di Sinistra ecologia e libertà (Claudio Fava), Verdi (Angelo Bonelli) e Federazione della Sinistra (Paolo Ferrero). L'appuntamento è alle ore 10 prima del discorso conclusivo di Di Pietro previsto per le 12.

Dal partito di Bersani ieri è arrivato un segnale di attenzione al potenziale alleato. Il presidente del gruppo del Pd della Camera Dario Franceschini ha contattato Massimo Donadi (ma anche Pier Ferdinando Casini) sulla possibilità di una iniziativa comune per una mozione di sfiducia nei confronti di Silvio Berlusconi come ministro dello Sviluppo economico. Una mozione che Di Pietro ha annunciato venerdì all'apertura della festa come iniziativa autonoma dell'Idv, assieme a quella di sfiducia al governo, più complessa perché ha bisogno di 63 firme e quindi della convergenza di parlamentari di altri gruppi. Proprio su quest'ultima ha insistito Di Pietro parlando dell'iniziativa del Pd: «Ho letto che l'amico Veltroni vuole firmare la mozione di sfiducia sull'interim di Berlusconi, ministro dello Sviluppo economico. Io chiedo a tutte le persone perbene in Parlamento di staccare la spina al governo. Prima che sia troppo tardi bisogna tagliare la testa alla piovra politica Berlusconi».

Un invito che Di Pietro allarga anche al presidente della Camera Gianfranco Fini: «In questa legislatura, se non vogliamo aspettare il 2013, dobbiamo necessariamente trovare la metà più uno di deputati e di senatori che votino la sfiducia a Berlusconi. Concediamo a Fini il diritto di margine della resipiscenza operosa. Ora che si è accorto di essere stato complice di leggi ad personam che Berlusconi si è fatto per quindici anni, non può rimanere lì e dargli la fiducia, altrimenti è complice». «Noi», ha aggiunto, «sfidiamo, per il tempo di un battito d'ali, coloro che dicono di fare opposizione a Berlusconi di votare le sfiducia. Dopodiché Fini faccia il fascista di destra, insieme a La Russa, io faccio l'uomo riformista che mette al primo posto la libertà, a cominciare dalla libertà di impresa ma non ai danni dei lavoratori e delle fasce sociali più deboli».

Ma la replica del finiano Fabio Granata, presente a un dibattito a Palazzo d'Avalos, è stato un cortese no: «Pur comprendendo che Di Pietro sta giocando la sua partita», ha detto, «Futuro e libertà non intende dare a nessuno il vantaggio di essere chiamati traditori».

Lo stesso appello Di Pietro lo rivolge a Casini: «Sulla questione morale l'Udc deve fare una scelta di campo: o manda a casa Berlusconi oppure continuerà a stare affacciato alla finestra ad aspettare per vendere il proprio voto in cambio di qualsiasi strapuntino».

Mandare a casa Berlusconi per l'Idv è un problema politico e di tenuta democratica, come ha spiegato Leoluca Orlando: «Questo paese sta perdendo gli anticorpi. Io non temo il Berlusconi di Arcore ma il Berlusconi di condominio o di quartiere, il Berlusconi che è in noi». Esemplifica Donadi: «Che si tratti di Milan o governo, di Ibra o Cuffaro, il modus operandi di Berlusconi è identico: cerca di comprare col denaro, con promesse e prebende, ciò che non può ottenere con la forza delle idee. Ha ridotto il parlamento ad un suk». Detto questo non sono certo Fini e Casini gli alleati che Di Pietro aspetta di trovarsi in casa. Che siano Pd, Sel o Federazione di sinistra è da vedere. A chi chiede Di Pietro risponde: «A me interessano tutti gli elettori».

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