Expo, Vattani al Centro: «L'Abruzzo ha unito i territori a un racconto di innovazione»

19 Giugno 2025

Parla giapponese e conosce molto bene la società asiatica, cosa che ha aiutato non poco a far conoscere il nostro padiglione, perché riesce a comunicare bene con la stampa locale

OSAKA. A guidare il Padiglione Italia c'è Mario Vattani, ex ambasciatore d'Italia a Singapore, incarico che lascia per diventare due anni fa Commissario Generale italiano all'Expo di Osaka, dove aveva già servito come Console Generale, e alla fine di Expo continuerà a rappresentare l'Italia in Giappone in quanto, negli stessi giorni in cui l'Abruzzo ha esposto ad Expo, è stato nominato Ambasciatore a Tokyo. Parla giapponese e conosce molto bene la società asiatica (ha sposato una donna giapponese), cosa che ha aiutato non poco a far conoscere il nostro padiglione, perché riesce a comunicare bene con la stampa locale, che lo intervista e lo invita in tv per parlare dell'Italia. Lo abbiamo incontrato per fare un’analisi di questa settimana dell'Abruzzo in Expo, che è coincisa con i due mesi di questo mega-evento, un terzo della sua durata complessiva.

Commissario Vattani, arrivati a due mesi, possiamo fare un bilancio di questa Italia in Giappone?

«Penso che il successo dipenda da vari elementi. Direi che quello più visibile è il successo di pubblico, una presenza di file dalle prime ore della mattina, da quando apre Expo, fino a sera, c'è una fila che può arrivare anche a 5 ore (non ci sono numeri ufficiali ma ufficiosamente l'Italia tallona gli Stati Uniti come padiglione più popolare di Expo, ndr). E questo testimonia naturalmente la passione, l'affetto, la curiosità che il pubblico giapponese ha per la cultura italiana, per le opere che sono state portate qui, ma anche per un racconto che unisce la cultura con l'innovazione, l'alta tecnologia, l'aereospazio, la subacqua e le scienze della vita. Noi abbiamo scelto di mettere insieme questi racconti perché all'Expo non c'è solo il pubblico generalista, ma anche quello fatto di imprese e di potenziali investitori».

Effettivamente quello che i giapponesi hanno apprezzato di più sono state queste opere d'arte: l'Italia è l'unico paese in Expo ad aver portato monumenti originali antichi. Però l'Abruzzo ha voluto presentarsi in modo futuristico, con ologrammi e realtà aumentata. E durante questa settimana c'è stata la visita del famoso media artist Yoichi Ochiai.

«In generale il modo in cui il Padiglione Italia ha potuto contare sin dall'inizio sul sistema delle Regioni, quindi anche dell'Abruzzo, è stato una carta vincente, per davvero, perché è stato un motore. Il fatto di avere ogni settimana una Regione diversa che si presenta, che si racconta ogni volta in modo diverso, ogni volta interpretando gli spazi del Padiglione Italia, sia quelli interni che esterni o il teatro, in modo creativo, è una caratteristica del Padiglione Italia. L'Abruzzo in particolare ha sposato anche la linea di unire cultura, territori, l'artigianato, a un racconto di alta tecnologia e di innovazione. Infatti è vero che durante la settimana dell'Abruzzo sono venuti alcuni dei producer giapponesi che hanno creato i padiglioni d'autore, in particolare quello sulla realtà virtuale (null²), cioè Ochiai, un padiglione anche futuristico, bellissimo come architettura, nonché uno dei punti di attrazione dell'Expo, e lui ha passato tantissimo tempo nell'area della Regione Abruzzo, parlando e facendo domande agli artigiani che gli hanno raccontato la Presentosa e altri tipici gioielli e altri marchi della manifattura abruzzese. Quindi è stato molto importante avere questo collegamento tra Padiglione Italia, le Regioni e con l'organizzatore locale, con il Giappone, in questo caso. E l'Abruzzo l'ha fatto veramente benissimo».

Noi siamo stati anche avvantaggiati nella comunicazione, in un Paese accogliente ma tradizionalmente poco aperto verso l'esterno, perché lei è un profondo conoscitore del Giappone (Vattani è autore del libro, alla sesta ristampa per Giunti, ‘Svelare il Giappone’). Come ci siamo presentati sul piano economico?

«Noi abbiamo voluto mettere a disposizione del nostro mondo economico non solo un padiglione fisico, non solo questi spazi che ogni giorno vengono caratterizzati in modo diverso dalla presenza di diverse regioni o di diversi sponsor e aziende. Noi abbiamo voluto mettere a disposizione del nostro mondo economico anche una rete di accordi e insieme al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) abbiamo voluto associare ad ogni regione che viene a presentarsi anche dei testimonial, delle grandi aziende giapponesi che hanno investito in quei territori. Questo serve da una parte per far vedere agli investitori giapponesi quanto noi teniamo alla loro presenza sui nostri territori, ma d'altro canto fare da attrattore per altri potenziali investitori, soprattutto per quelli più prudenti come sono quelli giapponesi. L'abbiamo fatto molto bene con l'Abruzzo, che ha potuto mostrare quanta industria c'è nella regione, cosa che non sempre associamo a questa bellissima regione che è più conosciuta per le sue bellezze naturali, e per l'enogastronomia. Ma è proprio importante farlo in queste occasioni, cioè far vedere il volto contemporaneo e soprattutto mirato al futuro della nostra nazione».

L'Abruzzo si è presentato con uno spazio ispirato ai suoi caratteristici portici dei borghi di cui uno da sulle invenzioni recenti italiane, mostrando il genio del presente più che quello del passato, per cui siamo più conosciuti nel mondo.

«Sì, abbiamo fatto questa scelta difficile per certi aspetti, perché quando si parla di brevetti (c'è un'esposizione su questi organizzata in collaborazione con il Mimit) è chiaro che la tendenza è quella a far riconoscere e a far ritrovare al pubblico dei marchi, delle forme che conoscono e magari raccontare la storia delle grandi invenzioni italiane. Invece abbiamo scelto di raccontare gli ultimi brevetti, quelli degli ultimi anni. Naturalmente ci sono marchi molto riconoscibili, che ritroviamo sui social network, però ci sono anche cose nuove. Abbiamo insistito molto sulla parte della subacquea, perché oggigiorno parlare di esplorazione subacqua, di tecnologia subacqua, e naturalmente anche di aereospazio, significa parlare della frontiera tecnologica del futuro».

Gli abruzzesi possono essere orgogliosi di come ci siamo presentati qua?

«Direi veramente di sì. Tra l'altro, proprio in questi giorni abbiamo lanciato anche la piattaforma virtuale dell'Expo. Quindi questo permette alle regioni che si sono presentate per una settimana, di rimanere presenti attraverso Virtual Expo oltre la settimana tematica e i sei mesi dell'evento. Perché la Japan Association per l'Expo 2025 ci ha appena comunicato che l'Expo virtuale durerà addirittura fino al prossimo Expo 2030 a Riad, quindi l'Abruzzo e l'Italia saranno presenti ancora per altri cinque anni».

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