ABRUZZO

Film Commission vittima delle lotte di campanile

Sulla querelle per la sede interviene il giornalista Dom Serafini, direttore della rivista "Video Age": no a logiche politiche

PESCARA. "Si definisce 'campanilismo', che vuol dire voler bene alla propria cittá, ma in pratica significa voler male alla regione, in questo caso all'Abruzzo, se riferito alla sede della proposta Film Commission". Esordisce così il giornalista Dom Serafini, che di recente ha firmato il suo settimo libro sugli abruzzesi nel mondo "Hollywood nasce in Abruzzo (insieme a Generoso D'Agnese, edizioni 'Il Viandante'), in una nota con cui interviene nelle 'lotte' fra città per ospitare l'Abruzzo Film Commission.

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Direttore della rivista "Video Age", Serafini partecipò nel 2019 alla prima uscita ufficiale dell'Abruzzo Film Commission, avvenuta all'"American Film Market" di Los Angeles. Un evento, per la costituzione dell'Advisory Board north America, allora voluto dall'assessorato allo Sviluppo Economico Turismo e Cultura della Regione Abruzzo.

"Già la conferenza stampa per annunciare la creazione di una Film Commission era stata più una manovra politica (in vista delle elezioni nel 2024) che industriale - osserva Serafini - Non vi era la presenza della stampa specializzata né quella nazionale né internazionale. Anticipare una sede senza l'input del settore audiovisivo abruzzese è stata chiaramente una mossa politica, come lo è stata la parata di politici che si sono alternati sul podio a spiegare l'importanza della Film Commission e il perché nessuno di loro (di qualsiasi partito) sia mai riuscito a realizzarla, tanto che ora l'Abruzzo (assieme al Molise) è l'unica regione a non averne una in tutta Italia. E' possibile che, annunciando la sede di una futura Film Commission a L'Aquila, si voglia ulteriormente ritardare la sua formazione, infatti ecco che altre due cittá si sono inevitabilmente proposte come sedi: Pescara e Teramo".

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"Usando la logica industriale - prosegue Serafini - la sede di una Film Commission in grado di attirare la presenza di operatori italiani e internazionali dovrebbe soddisfare almeno sette basici requisiti pratici e nessuna considerazione politica". Di qui l'elenco: facilità di trasporti, autostrade, ferrovia, e aeroporti, ma anche noleggio auto, autotrasporti e servizi taxi; numero di operatori e artisti del settore audiovisivo e numero di società attive; la comunicazione, cioè mass media e agenzie che lavorano sul posto; la ricettività; servizi come catering, tipografie, centri di reclutamento, artigiani; riduzione del livello burocratico (e costi) dovuto a due o piú sedi; importanti festival ed eventi relativi al settore culturale e audiovisivo in particolare. Per quest'ultimo punto - conclude Serafini - Montesilvano ha il 'Premio Dean Martin' e Pescara ha il 'Premio Flaiano' (che peró non ha risonanza nazionale e internazionale)".