Flaiano, celebrazioni e ironia

Venerdì 5 le manifestazioni con l’amico Vaime allestite da Console

«Sono nato a Pescara in un 1910 così lontano e pulito che mi sembra di un altro mondo. Mio padre commerciante, io l’ultimo di sette figli». Il 5 marzo Pescara, Roma e mezza Italia celebreranno i 100 anni di Ennio Flaiano, scomparso il 20 novembre 1972 a Roma. Numerose le manifestazioni già in programma, tra queste anche quelle coordinate dall’associazione culturale La Nave di Cascella, di Silvano Console, con Comune e Provincia di Pescara.

«L’obiettivo è quello di fare manifestazioni popolari», spiega Console, «coinvolgere la gente, i pescaresi, ricreare anche un clima ispirato a Flaiano e alla sua grande ironia. Con la lettura dei suoi aforismi e con un buffet popolare a base di pane casereccio, vino e gassosa, e parrozzetti. Il momento «serio» del programma è la seduta aperta del consiglio comunale, alle 16, con la partecipazione di Enrico Vaime, autore e regista televisivo, che fu amico di Ennio Flaiano. «L’unico modo di mostrarsi uomo di spirito», scriveva Flaiano, «è di essere seri.

La serietà come solo umorismo accettabile». Ma guai a classificarlo tra gli scrittori spiritosi o tra gli umoristi se non si voleva incorrere nella sua permalosità di spinosissimo abruzzese costretto a ripararsi dietro le stelle filanti delle sue «battute» che mascheravano la sua tristezza.
Enrico Vaime per alcuni aspetti è forse uno degli eredi di Flaiano. Amico di Ennio, e insieme a lui di Marcello Marchesi, Cesare Zavattini, Luciano Bianciardi, vinse uno degli ultimi concorsi pubblici per entrare in Rai (esaminato da protagonisti della cultura mondiale come Ungaretti, Moravia e Pasolini).

Per la televisione ha firmato circa 200 programmi. L’appuntamento popolare per i pescaresi, con la partecipazione di Vaime e di Gian Carlo Nicotra (altro autore e regista Rai) è alle 18 nell’auditorium De Cecco in piazza Unione. Ci sarà la proiezione di un filmato di 44 minuti: «M’arcorde».

«Il titolo M’arcorde», spiega ancora Console, «è la versione in dialetto pescarese del riminese e felliniano Amarcord. Il filmato, realizzato da me e Sergio Sciarra, con ricerca archivistica di Sergio Bruni, e con montaggio di Gianbattista Fato, presenta un Flaiano il cui posto principale nel mondo del cinema resta quello accanto a Fellini, e infatti si vedranno le scene più significative tratte dai Vitelloni, dallo Sceicco bianco, da 8 e ½, dalle Notti di Cabiria e dal Bidone.

L’incontro con Fellini è veramente la grande occasione della vita di scrittore e sceneggiatore. Da Luci del varietà (1950) a Giulietta degli spiriti (1965), tutta l’opera di Federico Fellini è segnata da Flaiano, dalla sua fantasia e dalla impareggiabile ironia».
«Il terreno d’incontro tra me e Fellini», scriveva Flaiano, «è forse la tolleranza verso le azioni degli uomini, comprese le nostre, e quindi la pietà per il nostro destino. Sospettiamo degli schemi e ci piace arrivare a stabilire i fatti attraverso i turbamenti, gli sgomenti improvvisi, le trionfali certezze, le disperazioni dei nostri personaggi.

Ecco perché le nostre storie non rispettano l’unità d’azione, di tempo e di luogo e si svolgono in quell’apparente disordine che sempre c’è stato rimproverato. Nel mondo poetico felliniano, non mi ritaglio nessuna fetta. Un film non è un picnic, finito il quale ognuno riporta a casa i suoi cesti vuoti e gli avanzi. Aggiungo che il mio difetto è la generosità, o la diffidenza verso ciò che m’appartiene. In Fellini ammiro la capacità di scegliere il suo materiale, e di saperlo prendere, se occorre, dove lo trova.

Anche il furto, in certi casi è un tentativo di mettere ordine nel caos».
Sul «furto» felliniano ai danni di Ennio Flaiano si è soffermato Jean A. Gili, docente di Storia del cinema alla Sorbona di Parigi, e «noi», riprende Console, «lo abbiamo volutamente messo in rilevo in alcuni degli spezzoni del film in “M’arcorde”. L’immagine ricorrente di un collegio di Gesuiti dove i bambini sono educati con una disciplina talmente rigorosa che neanche la Saraghina riesce a portarli sulla via del peccato.

Scrive Gili: “Ciò non appartiene a un’esperienza vissuta dal piccolo Federico, la cui giovane età l’ha trascorsa in una scuola pubblica come ben lo dimostra “Amarcord”. Si tratta invece dell’infanzia di Flaiano, del collegio di Fermo e non di quello di Fano. Ma nel film che presenteremo all’auditorium De Cecco c’è anche il Flaiano soggettista e sceneggiatore di Mario Monicelli in “Guardie e ladri” e “Totò e Carolina”.

E poi immagini di un documentario Rai in cui Flaiano rievoca nostalgicamente davanti a una moviola una vecchia piazza Garibaldi e altri luoghi della sua Pescara degli anni giovanili, prima dell’abbrutimento edilizio. C’è pure un ricordo di Pietro Cascella del suo amico Ennio, riferito alle serate passate al teatro Pomponi a innamorarsi di quelle “sgallettate” dell’avanspettacolo».

Seguirà un dibattito con Rodolfo De Laurentiis (consigliere di amministrazione Rai), Enrico Vaime (autore), Gian Carlo Nicotra (regista tv), Franco Farias (giornalista Raitre Abruzzo) ed Enzo Fimiani (direttore biblioteca provinciale D’Annunzio di Pescara).

Alle 20, in piazza Unione, cerimonia di deposizione di una corona d’alloro al monumento a Ennio Flaiano.
Alle 21, in corso Manthonè Casa Flaiano (fuori e dentro): recital degli aforismi di Flaiano a cura di Franca Minnucci.