Fondi per gli ospedali, si cambia: l’Abruzzo incassa 6 milioni in più

In Conferenza delle Regioni passa il piano di Marsilio: il Fondo sanitario nazionale sarà diviso in base a densità demografica ed estensione del territorio. «Risultato storico, più risorse dal 2026»
L’AQUILA. «La battaglia francescana per i soldi degli ospedali», così l’aveva chiamata il presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio di Fratelli d’Italia il 4 ottobre scorso durante la festa di San Francesco patrono d’Italia ad Assisi insieme al premier Giorgia Meloni, porta in dote 6 milioni di euro in più alla sanità nostrana. «Abbiamo colto un grande obiettivo politico», commenta Marsilio, «anche se, per ora, più simbolico che concreto sotto il profilo economico».
PATTO DEI PRESIDENTI
In Conferenza delle Regioni, a Roma, è stato stretto un accordo che rimette in discussione le regole per la divisione del Fondo sanitario nazionale: per la prima volta, tra i criteri di ripartizione entrano anche la densità demografica e l’estensione territoriale «per riequilibrare il Fondo a favore delle piccole Regioni che soffrono lo spopolamento e la prevalente condizione montana». È passato il principio di Marsilio che si riassume così: costa di più portare le cure alla Rocca di Calascio rispetto al centro di Roma o di Milano. E allora il patto prevede una quota premiale dello 0,25% del Fondo sanitario, pari a 41 milioni, da distribuire tra Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Marche, Molise, Sardegna e Umbria.
6 MILIONI VS 3 MILIARDI
Altri 6 milioni per la sanità abruzzese ma è la stessa sanità che vale 3 miliardi di spese all’anno con un deficit di 92 milioni per il 2024 e almeno altri cento per il 2025: in proporzione, sei milioni sembrano pochi e allora, secondo Marsilio, quello che conta di più «è un impegno chiaro sulla ripartizione del prossimo anno e una prospettiva seria di riequilibrio tra Regioni “forti” e Regioni “piccole” e “deboli”, per garantire il diritto alla salute a tutte le latitudini. L’inserimento del nuovo parametro apre la strada a un cambiamento strutturale che dal 2026 entrerà nel riparto ordinario del Fondo». Su questo, spiega Marsilio, «si è già insediata ed è al lavoro la commissione di esperti universitari selezionati dalla Conferenza stessa, che entro due mesi dovrà consegnare uno studio scientifico e indipendente per delineare i costi reali del servizio sanitario, con particolare riferimento agli elementi che influenzano tali costi a seconda della diversità delle condizioni fisiche, sociali ed economiche delle diverse Regioni».
«BATTAGLIA DI EQUITà»
«Un risultato storico per le Regioni interne e montane e un passo avanti per l’Abruzzo», dice Marsilio, «ringrazio i Presidenti e gli assessori delle Regioni Basilicata, Calabria, Liguria, Marche, Molise, Sardegna e Umbria che hanno fatto squadra con il sottoscritto e con l’Abruzzo, costituendo una realtà forte e coesa, al di là delle diversità politiche e geografiche delle Regioni, tutte accomunate dalla condizione di scarsa densità demografica, estensione territoriale e caratteristiche orografiche montane», dichiara il presidente, «conducendo una battaglia di equità e di civiltà».
ESULTA FDI
«L’inserimento della densità demografica e della dispersione territoriale tra i criteri di ripartizione del Fondo sanitario nazionale rappresenta una conquista che inseguivamo da tempo e che oggi segna un passo avanti verso una maggiore equità», commentano i parlamentari abruzzesi di FdI, i senatori Etel Sigismondi e Guido Liris e il deputato Guerino Testa, «il nostro impegno, sarà ora quello di sostenere con forza, anche in Parlamento, le azioni conseguenti affinché questo criterio diventi strutturale già dal prossimo anno. L’Abruzzo e le altre Regioni con condizioni analoghe devono poter contare su risorse adeguate a garantire il diritto alla salute in ogni territorio, senza disparità e senza penalizzazioni. È una battaglia di giustizia e di civiltà che continueremo a portare avanti con determinazione».
«PASSAGGIO STORICO»
«Un passaggio storico», dice il capogruppo FdI in consiglio regionale Massimo Verrecchia, «un principio di giustizia che corregge un meccanismo penalizzante per le Regioni meno popolose e con caratteristiche orografiche complesse. È un segnale politico importante che apre la strada a un riequilibrio reale tra territori forti e fragili».

