Goio: il fiume Aterno Pescara è a rischio

16 Novembre 2011

Il commissario: i collettori ci sono ma per evitare esondazioni servono soldi

L'AQUILA. L'architetto Adriano Goio è arrivato in Abruzzo dal Trentino Alto Adige per risanare il bacino dell'Aterno-Pescara nel 2006. Come commissario per la messa in sicurezza del bacino del fiume più lungo d'Abruzzo. In 5 anni ha realizzato con i suoi tecnici 165 chilometri di collettori fognari, impianti di depurazione, nuovi pozzi, serbatoi d'accumulo per migliaia di metri cubi, condotte acquedottistiche.

Ieri, in un convegno a Palazzo Silone all'Aquila ha fatto il punto sui lavori. Quando fu nominato il bacino del fiume versava in condizioni pietose: niente depurazione, scarsità d'acqua in estate, inquinamento.

Architetto quali erano le criticità del bacino al suo insediamento?
«Le criticità di partenza erano legate al settore idro-potabile di tutta la Val Pescara, con crisi idriche estive, carenza d'acqua all'acquedotto e spiagge a disagio da Francavilla a tutta la costa verso nord. C'era poi il problema di Bussi. La discarica di rifiuti tossici aveva inquinato le fogne e le acque di Sant'Angelo. Nell'Alto Aterno c'era poi il problema dell'assenza di depurazione. Inoltre era molto alta la fragilità degli argini».

Come sono stati affrontate queste criticità?
«Per la depurazione, abbiamo messo a punto progetti ad hoc. In particolare sono stati finanziati dal Cipe 4 progetti per i Comuni di Tornimparte, Lucoli e Scoppito (L'Aquila), in condizioni disastrose. E' stato costruito un depuratore a Sassa che raccoglie l'acqua dei tre paesi. Abbiamo inoltre previsto il collettamento di Lucoli (per portare l'acqua dalle fogne al depuratore) e diversi progetti per gli altri due paesi. Ma per completare questa parte dei lavori servono i finananziamenti del Cipe, che ancora non arrivano. Invece tutta la parte est dell'Aquila è stata sistemata, da Assergi fino a Fossa, con la costruzione di depuratori a Fossa, Bazzano, Marana, Ponte Rosarolo (sotto Porta Napoli, dove il depuratore è crollato col terremoto ed è stato ricostruito), Roio. I nuovi depuratori in alcune zone ora raccolgono le acque anche delle new town e dei poli universitari. Quanto all'approvvigionamento idrico, nel territorio di Pescara sono stati cancellati i pozzi di Sant'Angelo, sostituiti con 5 depuratori a monte di Bussi. Nel Chietino abbiamo costruito un acquedotto a Rocca di Ferro, nella Majella, un serbatoio di accumulo e 5 serbatoi più piccoli per i Comuni del circondario. Infine a San Vittorino, all'Aquila, è stato realizzato il più grande serbatoio di approvvigionamento idrico. Risolve tutti i problemi di scarsità idrica convogliando le acque di notte e restituendole di giorno».

Cosa manca perché non accada lungo il bacino dell'Aterno-Pescara un'alluvione come quella che si è verificata ad esempio a Genova?
«Dobbiamo ancora costruire con la massima urgenza delle casse di espansione, che servono per mettere in sicurezza la Val Pescara, e rifare gli argini malconci dell'Aterno, dall'Aquila fino a Molina Aterno. Le casse d'espansione servono in caso di piena a fare espandere le acque in'contenitori' artificiali a basso impatto ambientale, che poi restituiscono l'acqua al fiume. Ma per questi lavori mancano i finanziamenti. Dovrebbero arrivare dal Cipe. Già il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, ha inviato una richiesta urgente di questi fondi un anno fa».

Nel frattempo cosa dobbiamo aspettarci?
«Siamo nelle mani del "patreterno". L'esondazione del 1º dicembre 2010 all'Aquila è stato un segnale chiaro. Faccio un appello alla politica: fateci arrivare quei fondi. Perché non si può escludere una "Genova" anche lungo il bacino dell'Aterno-Pescara».

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