I dazi spaventano il mondo del vino: «Così per noi è un embargo, ma tutta l’economia è a rischio»

Parla Alessandro Nicodemi, il presidente del Consorzio tutela dei vini d’Abruzzo: “Confidiamo nel ministro Lollobrigida e nella presidente Meloni”
PESCARA. «Se non si troverà una soluzione, sarà un grosso danno per l’economia regionale». Alessandro Nicodemi, presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo, torna a commentare l’annuncio del presidente degli Usa Donald Trump di introdurre dazi al 30 per cento già dal primo agosto. «Abbiamo letto la lettera di Trump con incredulità perché dopo le interlocuzioni di questi mesi, tutti eravamo ormai convinti che i dazi sarebbero stati al massimo del 15 per cento e non di certo il doppio. Un dazio al 30, più che una politica protezionistica, sembra essere un vero e proprio embargo».
Il Montepulciano d’Abruzzo è tra le denominazioni leader nel settore popular, ovvero quello che vede i vini sugli scaffali a un costo che si aggira tra i 15 e 20 dollari a bottiglia. «Una tassazione così alta», analizza Nicodemi, «rappresenterebbe un incremento di costo ingiustificato e metterebbe fuori gioco tutta la denominazione. Gli Stati Uniti rappresentano il primo mercato nelle esportazioni del vino d’Abruzzo. Il giro d’affari è troppo vasto, quindi sarebbe impossibile rimpiazzarlo con qualunque altro tipo di mercato, anche gli emergenti che dimostrano interesse verso il Montepulciano d’Abruzzo».
A peggiorare il quadro secondo il presidente del Consorzio, c’è anche «l’invito» di Trump a delocalizzare le produzioni negli Usa, per avere in cambio una rivisitazione dei dazi. «Siamo disarmati», sottolinea, «perché il settore agroalimentare che produce seguendo i disciplinari Dop e Igp è ovvio che non può spostare le produzioni altrove. Confido nel ministro Francesco Lollobrigida e nella presidente Giorgia Meloni, insieme al governo europeo, affinché facciano capire che se sulla bilancia commerciale oltre ai beni inseriamo anche i servizi, allora il peso non è più così squilibrato, come gli Usa vogliono far credere, verso l’Europa».