I giudici bocciano i tagli alle cliniche

La decisione del Tar Molise può avere conseguenze anche in Abruzzo

PESCARA. Una spada di Damocle scende sulle Regioni interessate, come l'Abruzzo e il Molise, dal piano di rientro per il riequilibrio del disavanzo sanitario. Ad impugnarla sono i giudici del Tar di Campobasso i quali hanno sospeso i tagli in Molise a due società che gestiscono strutture sanitarie private.

Il tribunale amministrativo molisano ha stabilito che non possono essere fissati tetti di spesa per la cosiddetta mobilità attiva (quella che riguarda i ricoverati che arrivano da altre regioni). Si tratta di una decisione che può avere effetti anche per le altre Regioni, come l'Abruzzo, interessate dal piano di rientro e, dunque, per tutti i soggetti privati riconducibili alle tipologie delle due cliniche private per i quali il Consiglio dei ministri aveva imposto provvedimenti che andavano in direzione di un taglio alle prestazioni.

In questo modo rischia di saltare tutto il piano di rientro messo in piedi dalla giunta regionale di centrodestra retta dal governatore Michele Iorio che, come Gianni Chiodi in Abruzzo, è anche commissario ad acta per la sanità.

Ma c'è un'altra cosa che lega il caso Molise all'Abruzzo. Non i milioni di euro di disavanzo (l'Abruzzo è in una posizione ben più favorevole), ma il nome di una delle società private che avevano fatto ricorso al Tar di Campobasso contestando i tetti di spesa imposti dalla Regione. Si tratta della Neuromed di Pozzilli (l'altra è l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Campobasso) che è stata in corsa fino a qualche mese fa per l'acquisto di Villa Pini (ex Angelini) a Chieti.

In Molise la decisione del Tar ha innescato le polemiche. ««E' il fallimento della politica del presidente-commissario il quale ha sempre gestito in maniera monarchica questo delicato settore che invece avrebbe dovuto coordinare attraverso la fase di ascolto di tutto il territorio», è il commento del segretario regionale del Pd Danilo Leva.

In Abruzzo le polemiche sulla sanità sono invece ferme alle ultime parole di Chiodi in risposta ai tentativi di «denigrazione messi in atto dall'opposizione». «Un'efficace e corretta gestione del bilancio ci ha permesso di ridurre il debito da 4 miliardi di euro a 3,5 con un miglioramento dei conti del 12,5%», aveva detto il governatore, «al nostro insediamento il debito in Abruzzo pesava sulla testa di ogni singolo cittadino per ben 3mila euro. Nessuna Regione è riuscita a far meglio di noi».

«Siamo al paradosso», dichiara il consigliere Cesare D'Alessandro (Idv), «Chiodi si dimentica che il piano non è farina del suo sacco ma della precedente amministrazione e si complimenta con sé stesso. Possiamo ben capirlo visto che, in Abruzzo, nessuno si sognerebbe di fare altrettanto. Non se lo sognano i sindacati, che denunciano l'immobilismo dell'intera giunta; non se lo sognano gli abruzzesi, che un posto di lavoro, quello sì, se lo sognano; e non se lo sognano i cittadini, costretti ad aspettare mesi per una Tac».

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