COVID ABRUZZO

Il no vax 30enne finito in coma a Pescara

Diventa un monito il racconto sul giovane grave per il virus fatto dal prof universitario Di Salvatore

PESCARA Ha 30 anni ed è in coma farmacologico nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Pescara. Questa è la storia drammatica di un giovane no vax abruzzese che ora sta lottando per la vita. A raccontarla su Facebook è il professor Enzo Di Salvatore, docente di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza di Teramo. E il suo racconto diventa sia un forte monito verso chi istiga a non vaccinarsi, sia un augurio sincero al giovane amico ricoverato in gravi condizioni in terapia intensiva insieme ad altri dieci non vaccinati che sperano di uscirne vivi.

«Un mio amico di appena 30 anni è in terapia intensiva, intubato, in coma farmacologico», scrive il docente universitario teramano. «Per mesi», continua il professor Di Salvatore, «ha sottovalutato il problema. Non si è vaccinato, non ha mantenuto il distanziamento sociale e ha continuato ad ironizzare sulla necessità di indossare la mascherina, ciangottando di “dittatura sanitaria». Da questa premessa, che sa di dramma accompagnato da una sorta di nemesi, il costituzionalista passa al monito senza perdere di vista l’umanità e il rispetto per la sofferenza. «Sono indignato», dice Di Salvatore che precisa: «non con lui, che spero dal profondo del cuore ne esca velocemente, bensì con i suoi leader: capetti di un gruppo politico velatamente reazionario, che dicono di aver studiato e che neppure al cospetto di un dramma di questo tipo - che coinvolge affetti e travolge una vita - riescono a tacere».

Di Salvatore è caustico: «Continuano a blastare, umiliare, oltraggiare tutti coloro che ripongono fiducia nella scienza», afferma. «Come se niente fosse, con lo stesso cinismo di un Göring o di un Goebbels: con spirito cameratesco, per un pugno di likes, per fini meramente politici. Come se la politica potesse davvero vincere sulla natura e sulla scienza». E conclude: «A loro va tutto il mio disprezzo, al mio amico un augurio di pronta guarigione. Con una promessa: di rivederci presto dinanzi ad un bicchiere di birra per continuare a discutere su ciò che ci divide». (l.c.)

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