Il Wwf boccia il piano caccia: "Sfida le norme Ue"

Stagione dal 4 settembre al 30 gennaio. Scontro sulle decisioni della Regione

PESCARA. «Sia il calendario venatorio proposto dall'assessorato all'Agricoltura che quello triennale previsto da un disegno di legge presentato in Consiglio regionale sono pessimi e vanno rivisti». E' il punto di vista espresso dal Wwf in materia di caccia sul territorio regionale. Un modo per sottolineare che, al terzo anno consecutivo, il calendario venatorio si presenta come irrispettoso delle normative comunitarie sulla conservazione della natura. Infatti quello dello scorso anno venne impugnato dal governo davanti alla Corte Costituzionale, mentre il calendario di due anni fa fu bocciato dal Tar.

Proprio per evitare ulteriori problemi del genere, a giudizio di Dante Caserta, consigliere nazionale del Wwf, «approvare il calendario venatorio con legge regionale, invece che con atto amministrativo della giunta, come prevede la legge, è solo una maniera per cercare di evitare i ricorsi al tribunale amministrativo». Secondo Caserta, sta accadendo qualcosa di molto strano: i funzionari regionali stanno lavorando, seguendo la normale procedura, su un testo di calendario che verrà sostituito non appena il Consiglio regionale avrà approvato con legge l'altro calendario, proposto, tra gli altri, da Sospiri, Prospero e Iampieri. Per ora l'unica certezza è che martedì, quello presentato dall'assessorato all'Agricoltura, andrà all'esame del comitato per la valutazione d'impatto ambientale (Via). «Chiediamo al comitato Via della Regione», afferma Caserta, «di bocciare il calendario venatorio proposto dagli uffici dell'assessorato regionale perché manifestamente in contrasto con le normative comunitarie e privo della relazione di incidenza ambientale».

Contemporaneamente il Wwf chiede anche a Nazario Pagano, presidente del consiglio regionale, di fermare la discussione della legge per l'approvazione del calendario triennale, anche in relazione alla imminente sentenza della Corte Costituzionale sulla legge regionale approvata lo scorso anno. Per il Wwf, dietro quella che viene definita «la volontà di premiare le fazioni più oltranziste del mondo venatorio», c'è la lobby dei cacciatori, che in Abruzzo sono 15mila. A rischio però ci sono molte specie animali, uccelli soprattutto, inclusi nell'attività di caccia. Tra queste il codone, una specie di anatra ormai rarissima di cui ci sono solo 25 esemplari in tutta la regione. Ma anche la moretta e il frullino. Per non parlare del massiccio ripopolamento, che ogni stagione, vede l'immissione di migliaia di starne e fagiani.

Altre problematiche riguardano le indicazioni del parere dell'Istituto Superiore per la protezione e ricerca ambientale (Ispra) che non verrebbero rispettate, la mancanza di uno studio di incidenza ambientale, l'introduzione del comparto unico sulla migratoria in contrasto con i principi basilari della legge quadro nazionale sulla caccia (che impone ai cacciatori di operare solo nei territori di appartenenza) e l'uso di munizioni in piombo, pericolose anche per la salute umana.

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