Irpinia, la ricostruzione infinita

Ritorno a Muro Lucano 29 anni dopo il sisma che cancellò il paese

MURO LUCANO. Avevo poco meno di vent’anni. Indossavo l’uniforme degli alpini del Battaglione L’Aquila. Intorno a me vedevo solo dolore e distruzione. Quando scoppiò quel terribile temporale ero nella piazza di Muro Lucano. Muro è un paese in provincia di Potenza, arroccato fra i 650 e 750 metri sul livello del mare su uno sperone calcareo. Alle 19,25 del 23 novembre del 1980 una scossa di terremoto improvvisa e non preceduta da sciame sismico distrusse l’80 per cento delle abitazioni. Sotto le macerie restarono 22 persone. Decine i feriti.

In quella piazza sentii forse per la prima volta tutta l’impotenza di una persona di fronte alle forze della natura. Noi ragazzi senza esperienza di Protezione civile (non sapevamo per esempio montare le tende) potevamo fare poco per la popolazione. Travolto dalla bufera di pioggia che poco dopo diventò neve fui preso dalla disperazione e scoppiai in un pianto dirotto. Il 23 novembre 2009 sono tornato in quella piazza. Con me il caporedattore del Centro Roberto Marino e il caporedattore del Quotidiano della Basilicata Lucia Serino.

In realtà quella visita a Muro Lucano l’avevo sognata da tempo. Ne avevo parlato spesso, prima del sei aprile, con Roberto che nel 1980 aveva vissuto sulla propria pelle la tragedia del terremoto. E quella mia “antica” esperienza l’avevo raccontata anche a Domenico e Maria Paola i miei ragazzi inghiottiti dalle macerie della nostra casa. Avevo mostrato loro la medaglia di bronzo al valor civile che mi fu consegnata anni dopo insieme a un attestato firmato dall’uomo che ha fondato la Protezione civile, Giuseppe Zamberletti. Il sogno era di andare coi miei figli a vedere come quel paese si era risollevato e magari incontrare qualcuno a cui, in quel mese che fui operativo con gli alpini a Muro Lucano, avevo dato una mano o semplicemente scambiato qualche parola.

L’orrenda notte del sei aprile ha spezzato anche quel sogno. Domenico e Maria Paola non sono potuti venire con me. Però io sono andato lo stesso e non ho mai smesso un attimo di pensare a loro. Il 23 novembre del 2009 non ho pianto nella piazza di Muro Lucano. L’ho fatto nel cinema-teatro dove si è tenuto l’incontro con gli abitanti. La protezione civile della Basilicata (che all’Aquila ha operato nelle tendopoli Italtel 2 e Civita di Bagno) aveva preparato un video di otto minuti con le immagini del sisma di 29 anni fa e con quelle di 8 mesi fa. Ho provato a resistere alla commozione. Poi sono apparse le foto di Onna cancellata. Foto scattate nelle prime ore nelle quali si vede tutto l’orrore di un mondo che scompare. Sogno infranto e pianto: due condizioni che, purtroppo per me, mi accompagneranno per il resto dei giorni.

Dopo l’emozione l’incontro è entrato nel vivo grazie alle domande e agli spunti di discussione offerti da Lucia Serino e Roberto Marino. I presenti alla serata hanno colto l’occasione per fare il punto della rinascita, a 29 anni di distanza. A sorprendermi è stato l’attuale sindaco di Muro Lucano, Gerardo Mariani (che nel 1980 era vice sindaco). Rivolgendosi all’assessore alle infrastrutture della Regione Basilicata Rocco Vita ha chiesto 70 milioni di euro per completare le opere di ricostruzione di Muro Lucano. L’assessore ha risposto che soldi non ce ne sono, al massimo riuscirà a trovare un paio di milioni. Arduino Agostinelli presidente della Protezione civile di Muro Lucano ha detto cose ancora più inquietanti. Nonostante quello che è accaduto 29 anni fa ancora non si riesce a dare strutture che mettano in grado i nuclei di pronto intervento dei vari Comuni della Basilicata di operare con efficienza in caso di calamità naturale.

E’ poi emerso un altro elemento che fa pensare: la popolazione di Muro Lucano in trenta anni si è quasi dimezzata (oggi è di circa seimila abitanti) e in paese ci sono molte seconde case, belle e sicure ma vuote. Eppure, nonostante tutto sono andato via da Muro rincuorato. Avevo lasciato un paese piegato e in lacrime. Ho ritrovato le case ricostruite dov’erano e una memoria fatta di lunga storia e tradizioni che non è andata perduta. Ho rivisto gente che ha avuto la forza di andare avanti pur fra errori e difficoltà. Un bell’esempio anche per noi aquilani.