L’orso ucciso da una fucilata alle spalle

Pettorano sul Gizio. Trovato un proiettile nell’intestino, il veleno non c’entra. Il Parco: ora punizioni esemplari

PETTORANO SUL GIZIO. È stato ucciso con una fucilata. Con una cartuccia da caccia sparata alle spalle, di quelle che si usano per la caccia al cinghiale. Cinque colpi andati a segno e altrettanti finiti fuori bersaglio. Una esecuzione vera e propria, secondo gli ambientalisti. Mentre il ministero dell'Ambiente, dopo i fatti del Trentino e dell’Abruzzo ha deciso di bloccare il radiocollaramento degli orsi tramite narcotizzazione. Il Corpo forestale ha aperto ufficialmente un’inchiesta in cui si ipotizza il reato di uccisione di animale protetto con arma da fuoco. Per il momento non ci sono indagati. Cadono così tutte le altre ipotesi, compresa quella dell’avvelenamento che era stata indicata come la più credibile fin dal primo momento. Dei cinque pallettoni da caccia al cinghiale, uno solo avrebbe perforato l'intestino provocando una peritonite acuta e la morte dell'animale. I pallettoni sono entrati dalla parte posteriore sinistra, si presume quindi che l’orso stesse di spalle rispetto alla persona che ha sparato. Dopo aver accertato che l'orso è morto per un colpo di arma da fuoco, il Corpo forestale dell'Aquila è partito a testa bassa per per risalire all'arma che ha sparato e quindi al suo possessore. Nel frattempo si attende l'esito degli altri esami in corso all'Istituto zoo profilattico di Grosseto, da dove è arrivata la prima certezza, che dovranno stabilire l'ora del decesso e altri particolari utili all'inchiesta. Da ieri è caccia all’uomo con il paese che resta ancora diviso sulla presenza del plantigrado, ma la condanna è unanime verso chi ha sparato. Una ferma condanna per l’accaduto arriva anche dal sindaco, Giuseppe Berarducci, che accusa di essere stato lasciato da solo ad affrontare un problema che le risorse di un piccolo Comune come Pettorano non possono risolvere.

«Sono molto amareggiato e mi preoccupo del futuro, sia di quello dei miei concittadini e sia degli animali protetti», afferma, «l’auspicio è che le istituzioni assicurino la sicurezza delle persone e la sicurezza degli animali protetti, non lasciandoci soli a fronteggiare un problema più grande delle nostre possibilità».

Nel frattempo anche la Lav è intervenuta sulla vicenda chiedendo il blocco dell’apertura della caccia. «Siamo di fronte a un'emergenza, e va fermata l'escalation di violenza in atto, di reati che non sono solo contro gli animali ma contro tutti, contro lo Stato», dicono dalla Lav chiedendo al ministro dell'Interno, Angelino Alfano, di disporre per domenica prossima, «come misura di sicurezza pubblica», il blocco dell'apertura della stagione di caccia. Anche l’Enpa chiede di «ritirare il tesserino venatorio a tutti i cacciatori che operano negli Ambiti territoriali di caccia confinanti con il Parco nazionale d'Abruzzo e di «avviare in tutto il Paese un piano straordinario per la tutela degli orsi rafforzando tutti i presìdi della Forestale». Intanto il presidente del Parco, Antonio Carrrara, ha chiesto di «fermare la mano dell'uomo e pene esemplari per i responsabili del grave gesto». Secondo i dati dal Parco, la popolazione di orso marsicano cresce e si attesta sui 50-60 esemplari. «Il fatto che l'orso sia morto con un colpo di arma da fuoco è una cosa gravissima», sottolinea il presidente del Parco che si appella agli inquirenti affinché il percorso della giustizia «sia rapido ed efficace e si riesca al più presto a individuare i responsabili e punirli in maniera esemplare».

Claudio Lattanzio

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