La Cisl: "Ora Chiodi attui gli accordi sulla sanità"

Caduti i referenti del vecchio governo c’è incertezza sul Patto per l’Abruzzo
PESCARA. Fiducia nella maggioranza di centrodestra, aperto scetticismo nell'opposizione, ma anche grande consapevolezza che, con il nuovo governo affidato a un tecnico come Mario Monti, per l'Abruzzo, nulla sarà più come prima. L'annuncio fatto al Centro dal governatore Chiodi di dover avviare una rimodulazione del Patto per l'Abruzzo con il nuovo governo, è in qualche modo la conferma che, in futuro, verranno sempre meno quei referenti politici romani che, per lungo tempo, hanno costituito un approdo sicuro nel tessere strategie e rilanciare un programma di sviluppo credibile.
«Ho sempre sostenuto», osserva Carlo Costantini, «che il Patto non è altro che un cappello con il quale raccogliere risorse per lo sviluppo. Resta da capire perché oggi, di fronte al dramma della crisi che sta piegando l'intero Paese, l'Abruzzo, se si esclude la particolarità del terremoto, debba ricevere un trattamento di riguardo. In questi giorni, ho avuto modo di incontrare tante persone del Nord che descrivono situazioni economiche e occupazionali disperate. E mi chiedo come oggi l'Abruzzo possa aspettarsi un rapporto privilegiato». Per Costantini, l'unico modo per avere una qualche certezza sul futuro dell'Abruzzo è «cominciare a risolvere i nostri problemi da soli, perché al governo nazionale stanno per andare persone che non guardano in faccia a nessuno. Sono bocconiani austeri, assolutamente insensibili alle pressioni della politica. Già immagino», prosegue il capogruppo dell'Idv, «cosa risponderebbero al governatore dell'Abruzzo che dice di avere un Patto. Risponderebbero che, per prima cosa, dovremmo cominciare ad affrontare questioni serie, mai risolte, come costi e funzionalità organizzative. Faccio qualche esempio: un solo direttore e un'unica Asl regionale per la sanità, azienda unica per i trasporti, semplificazione delle procedure e via dicendo. Io e il mio partito siamo pronti, in questo clima di responsabilità globale, a fare la nostra parte. Sono pronto», afferma Costantini, «a chiudermi in Consiglio regionale per cambiare la storia e il futuro dell'Abruzzo. Chiodi, da uomo di parte qual è, può dire di poter fare la stessa cosa? Sinceramente credo di no».
A difendere la posizione del presidente, è il portavoce del Pdl. «Intanto», dice Riccardo Chiavaroli, «fa bene Chiodi a ricordare che il suo lavoro non è finito. Siamo solo a due anni e mezzo di amministrazione, metà legislatura. Ha comunque dimostrato fino a oggi cognizione di causa e metodo. Ha lavorato seguendo le priorità, a cominciare da quella assoluta che riguarda il risanamento economico e il riordino dei conti della sanità. Si sono insomma create quelle che Chiodi chiama le precondizioni per una nuova fase. Patto per lo sviluppo? Naturalmente», afferma Chiavaroli, «ci sarà da ridiscutere con il nuovo governo quale dovrà essere il reale utilizzo dei fondi Fas, e credo che bisognerà agire con vigore su alcuni fronti come innovazione, infrastrutture e l'istruzione, con particolare riguardo al nuovo assetto dell'università abruzzese».
A valutare con fiducia quali potrebbero essere gli sviluppi del governo Monti è Maurizio Spina. «È indubbio», chiarisce il segretario generale Cisl, «che con il nuovo governo il Patto per l'Abruzzo si troverà davanti a un'agenda politica modificata. In ogni caso, i contenuti restano immutati. Anzi, assumono maggior valore per ottenere la necessaria interlocuzione con il nuovo governo». Sul capitolo sanità, Spina ritiene che si debba passare velocemente alla fase degli investimenti sul territorio. «Abbiamo firmato un accordo», annota il sindacalista, «e ci aspettiamo che diventi presto operativo, perché non basta operare tagli, come fanno i manager delle Asl, per risolvere i problemi dell'assistenza. Dico di più: nella valutazione dei direttori generali, andrebbe considerata la capacità di avviare il buon funzionamento dei distretti di base, la riconversione dei piccoli ospedali e la riorganizzazione della sanità territoriale». Sull'Aquila, la Cisl Abruzzo raccomanda invece che si preveda un'intesa di coalizione per il prossimo mandato al Comune. «Smetterla con litigi», rimarca Spina, «per gestire insieme la delicatissima fase della ricostruzione confidando nella possibilità di poter superare presto la fase del commissariamento».
«Ho sempre sostenuto», osserva Carlo Costantini, «che il Patto non è altro che un cappello con il quale raccogliere risorse per lo sviluppo. Resta da capire perché oggi, di fronte al dramma della crisi che sta piegando l'intero Paese, l'Abruzzo, se si esclude la particolarità del terremoto, debba ricevere un trattamento di riguardo. In questi giorni, ho avuto modo di incontrare tante persone del Nord che descrivono situazioni economiche e occupazionali disperate. E mi chiedo come oggi l'Abruzzo possa aspettarsi un rapporto privilegiato». Per Costantini, l'unico modo per avere una qualche certezza sul futuro dell'Abruzzo è «cominciare a risolvere i nostri problemi da soli, perché al governo nazionale stanno per andare persone che non guardano in faccia a nessuno. Sono bocconiani austeri, assolutamente insensibili alle pressioni della politica. Già immagino», prosegue il capogruppo dell'Idv, «cosa risponderebbero al governatore dell'Abruzzo che dice di avere un Patto. Risponderebbero che, per prima cosa, dovremmo cominciare ad affrontare questioni serie, mai risolte, come costi e funzionalità organizzative. Faccio qualche esempio: un solo direttore e un'unica Asl regionale per la sanità, azienda unica per i trasporti, semplificazione delle procedure e via dicendo. Io e il mio partito siamo pronti, in questo clima di responsabilità globale, a fare la nostra parte. Sono pronto», afferma Costantini, «a chiudermi in Consiglio regionale per cambiare la storia e il futuro dell'Abruzzo. Chiodi, da uomo di parte qual è, può dire di poter fare la stessa cosa? Sinceramente credo di no».
A difendere la posizione del presidente, è il portavoce del Pdl. «Intanto», dice Riccardo Chiavaroli, «fa bene Chiodi a ricordare che il suo lavoro non è finito. Siamo solo a due anni e mezzo di amministrazione, metà legislatura. Ha comunque dimostrato fino a oggi cognizione di causa e metodo. Ha lavorato seguendo le priorità, a cominciare da quella assoluta che riguarda il risanamento economico e il riordino dei conti della sanità. Si sono insomma create quelle che Chiodi chiama le precondizioni per una nuova fase. Patto per lo sviluppo? Naturalmente», afferma Chiavaroli, «ci sarà da ridiscutere con il nuovo governo quale dovrà essere il reale utilizzo dei fondi Fas, e credo che bisognerà agire con vigore su alcuni fronti come innovazione, infrastrutture e l'istruzione, con particolare riguardo al nuovo assetto dell'università abruzzese».
A valutare con fiducia quali potrebbero essere gli sviluppi del governo Monti è Maurizio Spina. «È indubbio», chiarisce il segretario generale Cisl, «che con il nuovo governo il Patto per l'Abruzzo si troverà davanti a un'agenda politica modificata. In ogni caso, i contenuti restano immutati. Anzi, assumono maggior valore per ottenere la necessaria interlocuzione con il nuovo governo». Sul capitolo sanità, Spina ritiene che si debba passare velocemente alla fase degli investimenti sul territorio. «Abbiamo firmato un accordo», annota il sindacalista, «e ci aspettiamo che diventi presto operativo, perché non basta operare tagli, come fanno i manager delle Asl, per risolvere i problemi dell'assistenza. Dico di più: nella valutazione dei direttori generali, andrebbe considerata la capacità di avviare il buon funzionamento dei distretti di base, la riconversione dei piccoli ospedali e la riorganizzazione della sanità territoriale». Sull'Aquila, la Cisl Abruzzo raccomanda invece che si preveda un'intesa di coalizione per il prossimo mandato al Comune. «Smetterla con litigi», rimarca Spina, «per gestire insieme la delicatissima fase della ricostruzione confidando nella possibilità di poter superare presto la fase del commissariamento».
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