La City Pescara, D’Alfonso all’attacco della Mobile dopo le intercettazioni

Il governatore interviene sull'inchiesta dopo le rivelazioni del Centro: "Stimo il magistrato, non chi sotto fa attività giudiziaretta, uno in particolare"

L'AQUILA. «La City si farà, anche con la rilettura che ha rifatto il giudice e lo speciale consulente di cui ancora non conosco il merito. Ma anche io ho trovato un limite nella procedura che saneremo, quello che è certo mi renderò diga affinché mai accada questo livello di vizio, impastato di politica e attività giudiziarietta». Così il presidente della giunta regionale Luciano D’Alfonso interviene fuori programma in consiglio regionale, sull'inchiesta – coordinata dal pm Anna Rita Mantini e indagini della squadra mobile – della Procura di Pescara sulla nuova sede della Regione, “La City”.

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L'uscita del governatore è stata innescata dalla presa di posizione del consigliere di Forza Italia Paolo Gatti, vice presidente del Consiglio, che ha citato l’intercettazione pubblicata dal Centro della telefonata tra D'Alfonso e l'assessore alla Sanità e Bilancio Silvio Paolucci, che non figurano tra i 15 indagati.

Il M5s Domenico Pettinari, dalla cui denuncia è nata ufficialmente l'inchiesta, ha detto, invano, che l'argomento non doveva essere discusso perché non all'ordine del giorno. «Mi piacerebbe che si generasse con le mie parole un accertamento penale», spiega ancora D'Alfonso, «quello che è scritto oggi in questo autorevole giornale, che svolge funzione di costruzione della pubblica opinione, è oggettivamente molto significativo, significativo perché gravissimo. Non possono queste parole non essere oggetto di approfondimenti, in questa sede, ma mi farò carico di ulteriori approfondimenti». «Qual è il significato sotteso alla pubblicazioni di parte di queste intercettazioni? Si vuole mandare un segnale a qualcuno? C'è stato un concentrato di progettazione in questa pubblicazione?»,domanda il governatore, «Sì, io penso sì, per fare confusione, si vuole ostacolare un procedimento, gettare fango su alcune persone. Ho stima profonda del magistrato, che ha altezza professionale, è al di sopra di ogni sospetto, è figura di straordinaria credibilità. Non ho la stessa opinione di coloro i quali hanno fatto parte dell'attività lavorativa sottostante, uno in particolare».

Pettinari gli chiede di fare i nomi. «Certo che lo farò il nome, lo farò davanti alla sede idonea, e lei già lo sa. E mi auguro che sia oggetto di accertamento penale», risponde D’Alfonso, «la sua è una giustificazione non richiesta, che è accusatio manifesta». «Nella telefonata ho detto non è che la pescaresità mi acceca, non ho mai avuto questa condotta,: quando c'è appartenenza territoriale scatta il suggello del valore. Non è reato, concordo, ma lo può diventare con l'eccesso di rubricazione a cui siamo abituati». E sul project financing, D'Alfonso conclude: «Parliamo di un investimento molto importante, vestito a festa gravemente, che io ho ereditato».

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Nel pomeriggio i deputati abruzzesi del Movimento 5 Stelle, Colletti, Vacca e Del Grosso hanno subito annunciato di aver presentato un’interrogazione al ministro dell'Interno, «per verificare che non vi siano interferenze, da parte di indagati o politici, nel lavoro degli organi inquirenti e per tutelarne l'attività». «L'attacco odierno di Luciano D'Alfonso alla squadra mobile di Pescara, colpevole di fare il proprio dovere è un atto senza precedenti, a maggior ragione da parte di un governatore», sostengono rivolgendo un paio di domande: « A che cosa alludeva D’Alfonso quando parlava di abusi? I suoi trascorsi giudiziari hanno influito sulle parole pronunciate oggi?».

Quasi alla fine del Consiglio si è poi sfiorata la rissa tra D'Alfonso, e il collega di maggioranza, il consigliere aquilano del Pd Pierpaolo Pietrucci. I due sono venuti quasi alle mani e sono stati divisi tra gli altri dal consigliere Camillo D'Alessandro e dall'assessore Paolucci. Lo scontro prima verbale poi degenerato ha riguardato il masterplan: il giovane consigliere ha rimproverato al governatore di aver dimenticato nel piano di investimenti le aree interne e L'Aquila privilegiando l'area costiera e la montagna, in riferimento soprattutto alle stazioni sciistiche di Roccaraso. Sono volate parole grosse con Pietrucci che ha tuonato a D'Alfonso: «Tu con me il fascista non lo fai, rispetta la mia gente e la mia terra». Alla fine i due si sarebbero chiariti, ma lo strappo può lasciare il segno.