Ecco i tagli alle riserve naturali in Abruzzo: revocati i fondi da 2,8 milioni di euro

La manovra della Regione sulla Aree protette. La giunta approva la delibera che stanzia 964mila euro per 24 oasi. E ora si tratta per il futuro
L’AQUILA. Nella regione “verde” d’Europa, la tagliola del debito della sanità regionale non fa sconti a nessuno. Nemmeno alle aree protette. Negli stessi giorni in cui il presidente Marco Marsilio posta sui social foto delle sue vacanze sul fiume Tirino, tra prove di canoa e sorrisi, arriva la conferma della sforbiciata ai fondi per la tutela delle 24 riserve naturali abruzzesi, passati dai 2,8 milioni euro per il biennio 2025-2026 a 964mila euro per l’anno corrente. Con l’ultima delibera approvata la giunta ha distribuito questi soldi tra le aree protette. Ad alcune è andata meglio che ad altre, ma i tagli non hanno escluso nessuno. O quasi. Per il Parco della Maiella, infatti, nonostante sia di competenza nazionale, sono stati confermati i 30mila di contributo previsti in occasione dei 30 anni dall’apertura. Mentre sindaci e associazioni denunciano le possibili conseguenze della sforbiciata, tra cui la chiusura dei parchi, la Regione tranquillizza gli animi, assicurando che con le nuove entrate previste per settembre-ottobre questo capitolo di spesa sarà rimpinguato e che si tratta soltanto di «avere pazienza». Fino ad allora, però, la situazione rimarrà quella fotografata dalla delibera. E allora vale la pena approfondirla e vedere come sono stati distribuiti i fondi.
LA RIPARTIZIONE DEI FONDI
Delle 24 aree protette abruzzesi, soltanto due sono le “fortunate” a cui è stato confermato un contributo superiore ai 100mila euro. Una è la riserva del Lago di Penne, a cui sono stati assegnati più di 121mila euro, il 12,62% del totale; l’altra è quella di Zompo lo Schioppo: per la sua gestione il Comune di Morino ha ricevuto 103mila euro. La dotazione finanziaria per tutti gli altri parchi, invece, non supera le cinque cifre. La riserva delle Gole del Sagittario è la terza per fondi assegnati, con circa 76mila euro, il 7,97% del totale. Subito fuori dal podio, poi, troviamo il parco di Monte Genzana e Alto Gizio, con uno stanziamento di 64mila euro (6,70%), e quello delle Gole di San Venanzio, a cui sono stati assegnati 56mila euro (5,83%). Seguono l’area protetta dell’Abetina e quella delle sorgenti del fiume Pescara, che ricevono rispettivamente il 4,27% dei fondi, poco più di 41mila euro. Va peggio al Lago di Serranella, che riceve 36mila euro (3,78%), al parco delle Calanchi di Atri e alle Cascate del Rio Verde (32mila euro ciascuno, il 3,39%). Ancora più giù la Pineta Dannunziana (30mila euro, il 3,18%) e Castel Cerreto (29mila euro, il 3,09%). Per la lecceta di Torino di Sangro e il bosco Don Venanzio il taglio ha significato la riduzione dei fondi a 28mila euro. Per le altre riserve lo stanziamento è stato identico: circa 24mila euro, appena il 2,51% del totale. È il caso di Punta Aderci, Grotte di Pietrasecca, Monte Salviano, Lago San Domenico e Lago Pio, Sorgenti del Vera, Grotte di Luppa, Grotta delle Farfalle, Ripari di Giobbe, Punta dell’Acquabella e Riserva del Borsacchio.
LE REAZIONI
Il dibattito politico sulla questione della tutela delle riserve naturali va avanti da mesi. Con il deficit sanitario da 113 milioni di euro per il solo 2024, il governo regionale è dovuto correre ai ripari, tagliando numerose voci di spesa, che spaziano dalla cultura allo sport e, appunto, all’ambiente. Con l’assestamento di bilancio votato lo scorso 5 agosto, in molti speravano che potesse essere restituito qualcosa alla protezione delle aree naturali abruzzesi, ma tutto è stato rinviato a settembre, ha spiegato a più riprese la maggioranza, dopo che il Mef avrà certificato l’entità delle nuove entrate che, come ripete da giorni Vincenzo D’Incecco, consigliere in quota Lega e presidente della commissione Bilancio, «da 5 anni sono costantemente aumentate». Rassicurazioni non sufficienti a spegnere il fuoco di protesta su cui soffia l’opposizione, che sul tema ha attaccato a testa bassa. Le voci di Antonio Blasioli e Dino Pepe (Pd) Alessio Monaco (Avs) e di Erika Alessandrini (M5S) sono state quelle che si sono fatte sentire di più, ma è in particolare la pentastellata ad aver cannoneggiato la maggioranza a più riprese. Dopo l’incendio divampato il mese scorso nella Pineta Dannunziana, Alessandrini ha accusato la giunta Marsilio di «scelte scellerate, che hanno portato a un progressivo abbandono delle politiche di tutela ambientale e della sicurezza del nostro polmone verde», sottolineando che i tagli significano «meno risorse per manutenzione, pulizia, sfalcio, sorveglianza e un peggioramento di quelle condizioni già carenti che, da sole, sarebbero sufficienti a spiegare la maggiore vulnerabilità al rischio incendi». Anche dal mondo associazionistico si sono alzate voci di protesta, con Ambiente e/è Vita Abruzzo, Legambiente Abruzzo e Wwf Abruzzo che hanno denunciato il rischio «di paralisi amministrativa e gestionale delle riserve». Il governo, però, continua a invocare la calma, perché i fondi saranno presto ripristinati. Insomma, per conoscere l’esito di questa storia bisognerà aspettare settembre, quando la politica terminerà le ferie estive e si saprà l’entità delle nuove entrate. Fino ad allora, però, i gestori delle riserve dovranno fare i conti non solo con il verde della natura, ma anche con quello del portafogli.