L’abruzzese Colabianchi e quella nomina di Beatrice Venezi che fa gridare allo scandalo

Il sovrintendente del Teatro La Fenice di Venezia al centro di un’aspra polemica. L’accusa: «Chiamata a dirigere perché di destra». E l’orchestra invoca la revoca
PESCARA. C’è lo zampino di un abruzzese illustre, Nicola Colabianchi, dietro la nomina di Beatrice Venezi alla direzione dell’orchestra della Fenice di Venezia. Vicenda che da giorni sta scuotendo ambienti politici e culturali italiani, con un’eco in mezzo mondo. Neanche fosse la più clamorosa stonatura di un orchestrale durante un concerto. A nominare la contestatissima direttrice Venezi – ma lei preferisce direttore – è stato proprio Colabianchi, 68 anni, originario di Rosciolo, una frazione di Magliano de’ Marsi (patria di artisti, celebre per avere dato i natali alla controfigura di Charlie Chaplin), da marzo nominato sovrintendente del Teatro La Fenice, anche nella duplice veste di direttore artistico. Il giorno della nomina si era detto «molto soddisfatto dell’ambiente sereno e dell’accoglienza positiva». Facile che ora il maestro abbia cambiato idea.
CHI È COLABIANCHI – Uomo pacato e preparato, Colabianchi è arrivato in Laguna da Cagliari dove ha gestito con successo il teatro lirico, coprendo ruoli analoghi a quelli attuali. Precedentemente era stato direttore artistico del Teatro dell’Opera di Roma. Il supervisore è stato voluto all’unanimità dal Consiglio di indirizzo della Fenice ed acclamato dal ministro della Cultura Alessandro Giuli. L’Abruzzo resta la meta preferita delle vacanze, ma per ora, vista la situazione, il relax è più lontano degli oltre 500 chilometri che lo separano dalla sua terra d’origine. La nomina di Venezi a direttore musicale lo sta sballottando come su un vaporetto con mare forza cinque.
L’ORCHESTRA SI RIBELLA – Ma qual è l’accusa per Venezi? La prima: essere stata indicata da Fratelli d’Italia «perché di destra». Ma ce n’è anche una seconda. Tanto che alla rivolta politica se n’è aggiunta una ben più aspra – e forse più grave per la sua immagine – condotta da novanta professori d’orchestra e lavoratori del teatro, che hanno votato all’unanimità la richiesta di revoca immediata della nomina, giudicando il suo curriculum non all’altezza. E criticando di fatto quanto deciso dall’abruzzese Colabianchi. Stufa del gran polverone, Beatrice Venezi ha chiamato a sua difesa Giulia Bongiorno, penalista di fama nazionale e presidente della commissione Giustizia del Senato, da sempre schierata a fianco dei diritti delle donne, con iniziative legislative come il «codice rosso» contro i femminicidi. «Le critiche vanno bene se basate su fatti oggettivi. Ma qui, tante volte, mi sembra che si parta da forti pregiudizi. E siccome si è andati molto, ma molto oltre, valuteremo anche i danni», sottolinea la Bongiorno.
«Quando si legge ‘Morte a Venezi’ e altri messaggi ancora più gravi ci rendiamo conto di come si sia generata una vera e propria campagna di odio che apre le porte alla violenza», aggiunge l’avvocato. Giovane, bella, vicina alla premier Giorgia Meloni. Per Bongiorno è ciò che ha innescato odio e invidia, soprattutto sui social. Lo ha detto la stessa musicista: «Di fronte ad attacchi tanto violenti quanto infondati, i sacrifici quotidiani compiuti per costruire il mio percorso professionale e il rigore che mi ha sempre ispirato mi impongono di conferire mandato all’avvocato Bongiorno affinché valuti le azioni giudiziarie contro coloro che non hanno esitato a diffondere gravissime falsità sul mio conto».
IL “DIRETTORE” DONNA – Venezi, 35 anni, diplomata in pianoforte e composizione a Siena e in direzione d’orchestra con 110 e lode al Conservatorio Verdi di Milano, vanta esperienze sul podio fin da giovanissima. Ha iniziato la sua carriera dirigendo l’orchestra Lucca Summer festival nell’anniversario di Puccini, quella della Toscana, e l’orchestra da camera Milano classica. Più volte in tv, anche a Sanremo, è stata premiata ad Atreju, nominata direttrice artistica della fondazione Taormina arte nel 2021 e l’anno dopo, dal ministro Sangiuliano, consigliera per la musica. Ha avuto esperienze anche in Abruzzo, con la direzione dei Solisti aquilani, esibendosi nel 2022 nel piazzale Michelucci dell’Aurum, per il Festival Dannunziano a Pescara. E dopo aver diretto la Shenzhen Symphony Orchestra con Plácido Domingo, a Macao, ed essere stata nominata direttore ospite del Teatro Colón di Buenos Aires, è arrivato l’incarico alla Fenice.
LA DIFESA – Ma che cosa ha risposto l’abruzzese Colabianchi a questo attacco? «L’abbiamo scelta perché è giovane, è una donna ed è carismatica, perché sa parlare», le sue parole alla giornalista Roberta Benvenuto nel corso della puntata di “Piazza pulita” andata in onda su La7. «La musica? È vero, sono qualità che non fanno curriculum per quanto riguarda l’expertise musicale, ma quello non è l’unico aspetto che deve essere considerato nella nomina di direttrice musicale» ha aggiunto il maestro Colabianchi, «possono servire più altre cose rispetto a ciò che chiede l’orchestra. È una scelta sia di marketing che musicale».
LA PETIZIONE – Nel frattempo, in meno di una settimana, ha superato le diecimila firme la petizione su Change.org del musicologo Stefano Aresi per la revoca della nomina di Venezi, come richiesto dalle maestranze della Fenice in una lettera in cui hanno spiegato di non ritenerla all’altezza del ruolo per mancanza di prestigiose qualifiche professionali. Nonostante lo stato di agitazione annunciato dai lavoratori del prestigioso teatro veneto, il sovrintendente Colabianchi ha ribadito la sua ferma posizione, sostenuta anche dal ministro della Cultura Giuli: «Venezi è un’eccellente artista e direttore d’orchestra. Non farà rimpiangere i predecessori». Il caso è arrivato persino sulle pagine del New York Times. E il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, in veste di presidente della Fondazione del Teatro La Fenice, ha convocato un incontro tra Rsa e direzione per l’8 ottobre, nella speranza di iniziare un dialogo che attualmente sembra impossibile.
E scongiurare lo sciopero che rischia di colpire la prima del Wozzeck il 17 ottobre prossimo. In difesa del direttore d’orchestra (o della direttrice) è sceso in campo anche il padre di Venezi, immobiliarista, in passato dirigente nazionale di Forza Nuova e direttore editoriale di Lucca News. «Molti hanno scritto che mia figlia Beatrice non ha le competenze per la direzione musicale del teatro La Fenice di Venezia perché figlia di un picchiatore di destra, riferendosi al mio passato», sottolinea Gabriele Venezi. «Ho smesso di fare politica attiva da quindici anni, anche per evitare che fosse d’ostacolo alla sua carriera». Il padre ha bacchettato i sindacati spiegando che non tocca a loro giudicare e che «sono animati dalla paura di perdere i privilegi da piccola casta. Del resto, sono gli stessi che, prima di mia figlia, hanno contestato Chung Myung-Whun come direttore d’orchestra».
Nel frattempo la protesta non si placa. Anzi. Lo stato di agitazione delle maestranze della Fenice è appena iniziato e potrebbe sfociare in uno sciopero. «Una forma di protesta estrema che va nei confronti dell’utenza», ha ribadito Colabianchi, «mi auguro che ci sia il buonsenso per capire che uno sciopero per contestare una nomina non è la strada migliore». Sipario. Per ora.
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