Le associazioni ambientaliste: no al “chi paga può inquinare”
PESCARA. Otto associazioni ambientaliste chiamano a raccolta tutti coloro che hanno a cuore la difesa del patrimonio naturale e culturale. L’obiettivo è contribuire a rilanciare con forza il ruolo...
PESCARA. Otto associazioni ambientaliste chiamano a raccolta tutti coloro che hanno a cuore la difesa del patrimonio naturale e culturale. L’obiettivo è contribuire a rilanciare con forza il ruolo centrale e strategico dei parchi e delle aree naturali protette, le loro vocazioni prioritarie ed il loro ruolo all'interno delle dinamiche culturali, sociali ed economiche. L’occasione arriva dalla due giorni che prende il via oggi e domani a Fontecchio, piccolo comune vicino all’Aquila, voluta da Mountain Wilderness Italia e organizzata con Cts, Fai, Italia Nostra, Lipu, Federazione ProNatura, Touring Club Italiano, Wwf Italia.
L'incontro anticipa alcune tematiche del V° Congresso mondiale dei Parchi in programma a novembre a Sydney.Si parlerà dell'attuazione dopo oltre venti anni della Legge quadro n. 394 del 1991, analizzando i punti deboli, le proposte di modifica in discussione nel Parlamento, il ruolo dei diversi attori sociali ed economici, l'identificazione delle priorità per un rilancio dei parchi. «Il momento è molto delicato», afferma Massimo Fraticelli di Mountain Wilderness, «la proposta di riforma complessiva della legge 394 del 1991 è sbagliata perché stravolge le funzione dei parchi a vantaggio di categorie come cacciatori e speculatori. In particolare», aggiunge, «spaventa l'introduzione di possibili meccanismi di finanziamento, attraverso royalty. La possibilità di allocare proprio nei Parchi impianti di produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile dietro un pagamento di royaltyes alle stesse aree protette è veramente pericoloso e lascia aperta la possibilità ad inquinare le ultime aree libere del paese. Si trasforma il concetto europeo del “chi Inquina paga” nel più comodo “chi paga può inquinare”».