Le feste tutti in famiglia: a casa tre abruzzesi su quattro

25 Dicembre 2025

Spesa di 119 euro a persona per il cenone della Vigilia e per il pranzo di Natale. Parrozzo, caggionetti e torrone dell’Aquila: ecco gli “immancabili”

L’AQUILA. Sarà un Natale in famiglia. Tre abruzzesi su quattro, circa il 72%, trascorreranno le feste in casa propria, da amici o parenti. Tutti riuniti intorno alla tavola imbandita nel segno della tradizione culinaria locale. E se la scelta per il cenone della Vigilia resta legata al pesce, per il tradizionale pranzo di Natale non possono mancare piatti tipici come baccalà fritto in pastella, coratella, brodo, timballo e chitarrina al ragù, agnello al cotturo, pallotte cacio e ove, maiale arrostito e anatra ripiena. Per culminare con i dolci: dal parrozzo passando per caggionetti, bocconotti e l’immancabile torrone dell’Aquila. Un menù innaffiato da Montepulciano d’Abruzzo, Cerasuolo e Pecorino spumante doc. La spesa natalizia, quest’anno, crescerà in media tra il 6 e l’8% rispetto al 2024, secondo le stime della Cia. Ma non perché si acquisterà di più: a incidere sono i rincari della spesa alimentare, energetici e dei servizi. Insomma, per Natale si spenderà di più per comprare le stesse quantità.

A farla da padrona è la tradizione, con la Vigilia che resta il momento più atteso, in Abruzzo. Per il cenone gli abruzzesi spenderanno, in media, 62 euro a persona, contro i 57 euro del pranzo di Natale. Nel complesso, la spesa stimata complessiva sarà intorno ai 119 euro a persona, poco più del 5% in meno dello scorso anno. Un ritocco al ribasso che, come spiegato dalla Confesercenti, «segna una prudenza crescente delle famiglie, su cui pesa l’erosione del potere d’acquisto». Seppure con un approccio più prudente e la lista delle offerte alla mano, sulle tavole abruzzesi si gusteranno fedelini con sarde e alici, cavolfiore, broccoli, cavoli, zuppe di ceci e fagioli, capitone e baccalà, lumache fritte, castagne, fichi secchi e noci e dolci tradizionali le sfuiatell o i cagionetti con la rembelura o riempitura che, in molti comuni della nostra montagna prende il nome speciale di cupéla, i susamielli nell’Alto Sangro, i torcinelli nel pescarese, il torrone tenero al cioccolato aquilano, fegati e pecorini locali. Un trionfo di gusto e sapori che narrano l’identità gastronomica. La Confartigianato Abruzzo calcola che i consumi natalizi del 2025 premieranno in particolare prodotti e servizi che puntano su tipicità, identità territoriale, unicità e qualità.

Sulla base delle stime della Confederazione, nel mese di dicembre si spenderanno in Abruzzo 541 milioni di euro (390 milioni in prodotti alimentari e bevande e 151 milioni in altri prodotti e servizi tipici del Natale): un dato che, complessivamente, incide per il 2% sulla spesa totale nazionale. Si spenderà di più nella provincia Chieti (circa 158 milioni, di cui 114 milioni in prodotti alimentari). A seguire Pescara (132 milioni, di cui 95 in prodotti alimentari). Infine, L’Aquila e Teramo: entrambe, approssimativamente, a quota 126 milioni, di cui 91 in prodotti alimentari. In totale, nella nostra regione, sono 7.386 le imprese artigiane specializzate in prodotti e servizi tipici del Natale: un segmento che in Abruzzo dà lavoro a 17.622 addetti e che incide per il 34% sulla totalità del comparto artigiano regionale.

«Optare per un regalo di Natale prodotto da un’impresa artigiana abruzzese», spiega Confartigianato Abruzzo, «valorizza l’offerta di prossimità, soddisfa l’orientamento dei consumatori verso acquisti a chilometro zero, rafforza il rapporto di fiducia tra imprenditori e cittadini nelle comunità». A spingere verso l’artigianato è l’attenzione crescente per prodotti su misura, sostenibili, durevoli e radicati nel territorio. Proprio per questo, in vista delle festività natalizie, Confartigianato ha attivato la campagna “Acquistiamo locale", con cui si rinnova l’invito ad acquistare regali che esprimono il valore dell’artigianato made in Abruzzo: cultura imprenditoriale, legame con i territori d’appartenenza, gusto per il buono, il bello e il ben fatto.

In Abruzzo la magia del Natale è innegabilmente nell’attesa, tempo di speranza, fervido di preparativi e di buoni auspici. È la notte della Vigilia il cuore delle feste per tutti gli abruzzesi che in passato celebravano con simboli e preghiere l’arrivo di un mondo nuovo. Molti riti sono ancora attuali. Prima della cena della Vigilia, recitato il Rosario, il capofamiglia più anziano – ad eccezione di Atri, dove il compito è dei figli – mette “Il ceppo”, lu ticchie o técchie nel camino, chiamato lu pézze a Campli, la stella a Teramo, lu tizzone a Pietracamela, ju ciòccn all’Aquila, Pescina, Celano, Avezzano, ju capezzone a Pescocostanzo e Roccaraso. Le case abruzzesi vengono purificate la notte della nascita: sul tavolo si pone una conca piena d’acqua e il più anziano di casa con la mano la usa per benedire.

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